Giovedì 19 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Referendum, tutte le volte in cui il quorum non è stato raggiunto

Le consultazioni abrogative non valide nella storia della Repubblica

Una scheda nell'urna durante un referendum, foto generica

Roma, 12 giugno 2022 - Un flop annunciato, quello del referendum sulla giustizia del 12 giugno 2022. Quorum non raggiunto, a distanza siderale, affluenza ai minimi storici e consultazione abrogativa prevedibilmente non valida. Non sorprende, in Italia, che un referendum fallisca restando sotto il 50% di votanti. È successo per ben 28 quesiti su 67 referendum abrogativi nella storia della Repubblica. Tutti concentrati in otto consultazioni. Vediamo quali.

In principio fu il referendum sulla caccia, tre quesiti (uno sull'utilizzo dei fitofarmaci) nel 1990. Affluenza intorno al 43%, niente quorum. Sette anni dopo il secondo flop: sono 7 i quesiti su cui esprimersi, dalle privatizzazioni all'obiezione di coscienza, passando per le carriere dei magistrati fino all'abolizione dell'ordine dei giornalisti. Unico calderone, grande confusione. Siamo nel 1997, il segnale è forte e i votanti superano a fatica il 30% degli aventi diritto. 

Due anni dopo, nel 1999, si torna alle urne per l'abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera dei deputati.  Il tema stavolta è chiaro, il quesito unico. Ma non basta. Si arriva al 49,6%, quorum solo sfiorato. Ci si riprova, allora, con il piatto ricco e variegato: siamo nel 2000, si votano sette quesiti, il più importante vuole l'abrogazione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori sui licenziamenti, le norme sul reintegro. Finisce più o meno come nel 1997, con l'affluenza poco sopra il 32%. 

Tre anni dopo, nel 2003, nuovo tentativo a quesiti ridotti: si va alle urne per estendere a tutti i lavoratori il diritto di essere reintegrati se licenziati per giusta causa. Insomma, visto il flop del referendum del 2000 che andava in direzione opposta, Rifondazione Comunista - promotrice della consultazione - cerca di far saltare il banco. Della partita anche un secondo quesito per abrogare la servitù coattiva degli elettrodotti. È un fallimento: l'affluenza arriva al 25,5% per il primo quesito e al 25,6% per il secondo. 

Risultato simile si profila nel 2005: i quesiti sono quattro, si va dall'abolizione dei limiti all'accesso alla fecondazione assistita a quella per il divieto di eterologa. Si vogliono togliere anche i limiti alla ricerca sugli embrioni. Il tema è delicato, la Chiesa fa quadrato: affluenza al 25,5%. 

Va ancora peggio nel 2009, per i tre quesiti sulla legge elettorale: si resta sotto il 24%. E ancora nel 2016, l'ultimo flop con il referendum sulla proroga delle concessioni di estrazioni di idrocarburi entro le 12 miglia marine. Quesito secco, si torna sopra il 30% (31,84%), ma il quorum resta lontanissimo. In mezzo, la parentesi del 2011: si vota fra le altre cose (4 i quesiti) per abrogare le norme che prevedono la privatizzazione dell'acqua e quelle che rendono possibile la produzione di energia nucleare sul territorio nazionale. In mezzo c'è anche l'abolizione del legittimo impedimento per le alte cariche dello Stato. In scia ai tragici eventi di Fukushima, con lo tsunami in Giappone, il referendum è un successo: quorum per tutti e 4 i quesiti con percentuali vicine al 55%.