Martedì 21 Gennaio 2025
Elena G. Polidori
Politica

Referendum autonomia, il costituzionalista: “Scelta obbligata dopo il primo verdetto. Ora tocca alla politica”

Alfonso Celotto, professore di diritto Costituzionale: quesito inammissibile “La legge dovrà votare i correttivi in Aula. Ma prevedo nuove raccolte firme”

Alfonso Celotto, costituzionalista

Alfonso Celotto, costituzionalista

Roma, 21 gennaio 2025 – Professor Alfonso Celotto, professore di diritto Costituzionale, Roma Tre, la Consulta boccia il referendum sull’autonomia differenziata per mancata chiarezza dei quesiti. E dice: “Ci vorrebbe una riforma costituzionale”. Qual è il messaggio che dà?

“La Corte ci dice che il quesito era rimasto monco, perché in fondo c’era stato proprio un intervento di incostituzionalità precedente che quindi avrebbe sottoposto di fatto pezzi di un’intera legge al vaglio delle urne. Quindi, da quello che si può desumere senza aver ancora letto le motivazioni ma solo dalla stringatezza di un comunicato, risulta che la Corte ha valutato il quesito come ‘poco chiaro’ perché dentro non ci sono alcuni pezzi della legge che la Corte ha invitato il Parlamento a rivedere”.

Alfonso Celotto, docente di Diritto costituzionale all'Università  di Roma Tre
Alfonso Celotto, docente di Diritto costituzionale all'Università  di Roma Tre

Ricordiamo quali?

“Ad esempio i costi standard, i Lep, il ruolo del Parlamento, il ruolo delle regioni a statuto speciale. I cittadini si sarebbero espressi solo su un pezzo dell’autonomia differenziata. E focalizzandosi solo su questo pezzo, il rischio sarebbe stato quello di fare un voto più politico che giuridico; lo dice chiaramente il comunicato quando spiega che sarebbe diventato un referendum solo sull’Autonomia differenziata come ‘titolo’ ma non come contenuto”.

Un voto politico e non di merito?

“Esatto. Il referendum è un quesito giuridico e questo sarebbe stato altro, proprio perché la legge che si sarebbe votata è rimasta in piedi solo in maniera parziale, con una serie di temi ancora tutti da sviluppare, come appunto ha indicato la Corte stessa. Questo non evita che, tuttavia, ove ci sia una nuova legge sull’autonomia differenziata, questa venga sottoposta, in modo completo, al parere dei cittadini elettori. Comunque, anche su questo, sarà importante leggere le motivazioni”.

Quanto ha pesato questa decisione alla luce di quella con la quale la stessa Consulta aveva rilevato sette profili di illegittimità, indicando altri cinque ambiti della normativa nelle direzioni costituzionalmente orientate?

“Moltissimo. Perché quella decisione ha modificato profondamente l’articolato, la sua essenza. I famosi sette punti di incostituzionalità hanno lasciato una legge dimezzata e un referendum su una legge dimezzata è un non senso”.

La Consulta ora dunque si aspetta che il Parlamento recepisca i rilievi per poter dare un equilibrio costituzionale alla legge?

“Certo. Non possono non farlo. Senza quello che ha chiesto la Corte la legge non può marciare. In questo momento nell’articolato ci sono dei vuoti da colmare che vanno colmati in un certo modo”.

Il governo tira un sospiro di sollievo, ma nella realtà, che può fare ora sul tema, visto che il binario su cui muoversi è tracciato?

“Non può andare oltre gli steccati che sono stati indicati. Politicamente, il referendum avrebbe portato benzina alla polemica sul tema, ora che il referendum non c’è, si sposta tutto di nuovo nell’ambito del Parlamento e del governo che dovrà colmare i vuoti, facendo una legge Calderoli bis. Poi il Parlamento può anche dire cose in più, ma prima deve colmare i vuoti. Anche perché, visto come si è sviluppato il conflitto sul tema, è probabile che in seguito ci saranno nuovi ricorsi e nuove richieste referendarie”.

Quali dei 7 punti sollevati era un ambito molto complesso da dover superare?

“Sicuramente quello del trasferimento finanziario, quello del passaggio tra la spesa storica ai costi standard; quello andava riscritto rivedendo l’aspetto dei flussi finanziari. Se volessimo paragonare l’Autonomia differenziata ad una guerra, questa di oggi è solo una battaglia…”

Contemporaneamente, la Corte ha dato il via libera a 5 quesiti, uno di questi mira al dimezzamento di residenza in Italia, da dieci a cinque anni, per l’acquisizione della cittadinanza…

“Politicamente molto importante”.

Sì anche al quesito che di fatto cancella il jobs act, ma sarà complesso raggiungere il quorum…

“Tema divisivo, questo, ma va detto che negli ultimi 25 anni si è raggiunto una sola volta il quorum, c’è una tale disaffezione verso le urne che chi vuole il no al referendum parte senz’altro avvantaggiato. Anche quello è senz’altro un punto che meriterebbe attenzione parlamentare, ovvero la revisione dell’istituto referendario che, così com’è, è un po’ una pallottola spuntata”.