Roma, 21 novembre 2019 - A otto mesi dall’avvio dell’operazione, il reddito di cittadinanza si sta rivelando una misura di natura interamente assistenziale a vantaggio, principalmente, delle regioni del Sud e, in seconda battuta, del Centro. Su circa un milione di domande accolte a fine ottobre (per oltre 2,36 milioni di persone interessate), le regioni del Mezzogiorno si aggiudicano le prime posizioni, con la Campania (177.194), la Sicilia (158.675) e la Puglia (84.315) che occupano il podio. Nel complesso, Sud e Isole arrivano al 60% delle domande accolte e al 55,7% del totale. Anche l’importo medio del sussidio è più elevato nelle aree meridionali. Il che porta gli analisti di You Trend a dare conferma alla previsione secondo la quale esisteva e permane un nesso tra la diffusione della misura, gli elevati tassi di disoccupazione e il voto ai 5 Stelle, che sono stati i promotori del meccanismo.
La misura, d’altra parte, secondo la stragrande maggioranza degli esperti di welfare, si conferma a impatto assistenziale. La cosiddetta fase due, gestita dall’Anpal e dalle regioni, con il ricorso massiccio ai navigator e ai centri per l’impiego pubblici, di fatto non è mai partita. I colloqui previsti dalla legge sono stati sì avviati (in misura limitata), ma non risulta che vi siano beneficiari del sostegno che abbiano trovato lavoro. Secondo un monitoraggio su una platea di 750mila beneficiari considerati nelle condizioni di poter essere chiamati a lavorare, solo un terzo (meno di 250mila) è stato convocato dai centri per l’impiego. Di questi, meno di 100mila hanno svolto il colloquio per la definizione della propria scheda di occupabilità. E, per finire, non più di 70mila hanno stipulato il patto per il lavoro, con i connessi obblighi di formazione. È rimasto sulla carta anche il meccanismo di sgravio previsto per i datori di lavoro che assumano beneficiari del reddito. Il tutto, per un costo non certo trascurabile: 444 milioni al mese per tutta Italia (più altri 26 per la pensione di cittadinanza).
Tornando alla distribuzione geografica del sussidio, se le prime tre posizioni sono del Sud, a seguire c’è il Lazio (77.963), mentre la Lombardia (72.318) è solo quinta, sebbene abbia una popolazione largamente superiore. Emilia-Romagna (31.252) e Toscana (32.832) hanno percettori pari a un sesto della Campania. Nel dettaglio, le province più popolose e con più disoccupati sono quelle in cui risulta maggiormente elevato il numero di richieste. In testa troviamo Napoli (162.519), Roma (97.698) e Palermo (70.492), seguite da Milano (59.637), Catania (57.063), Torino (53.994) e Caserta (47.895). Invece, le province meno abitate e situate in zone montuose, soprattutto al Nord, si confermano essere quelle con minori richieste. Scendendo verso il fondo della classifica troviamo Gorizia (2.873), Verbano-Cusio-Ossola (2.214), Isernia (2.027), Aosta (2.018), Sondrio (1.657), Belluno (1.520), fino a Bolzano (795).
La distribuzione risulta anche più sperequata a livello di importo medio. Se quello complessivo nazionale è di 519,12 euro mensili (ne furono pubblicizzati 780, ma poi c’erano varie detrazioni di altre entrate), al di sopra di questo valore troviamo esclusivamente province del Sud, e in particolare della Sicilia (8 su 9 sopra la media, con Ragusa subito sotto), della Campania (3 su 5) e della Puglia (4 su 6), con l’unica eccezione di Imperia (525,06). Il primato assoluto va a Palermo (613,06) e Napoli (610,00), poi Caserta (570,41) e Catania (565,69).