Giovedì 21 Novembre 2024
GIORGIO CACCAMO
Politica

Reddito di cittadinanza, come funziona in Europa

Dai rigidi sussidi tedeschi al piano ambizioso di Macron, ecco come si regolano gli altri Paesi nelle politiche di sostegno al reddito e lotta alla povertà La manovra non scalda gli italiani. Bocciato il reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza

Roma, 2 ottobre 2018 - Il reddito di cittadinanza è al centro del dibattito politico in Italia - e non solo, viste le conseguenze delle incertezze sulla manovra italiana sui mercati. Ma che cos'è davvero il reddito di cittadinanza proposto dal governo giallo-verde (su spinta del Movimento 5 Stelle)? Si tratta di un reddito o di un sussidio? E quali sono le differenze rispetto altri paesi d'Europa?

QUESTIONE DI TERMINI - In realtà la definizione di "reddito di cittadinanza" è in parte fuorviante, perché definisce una cosa diversa da quanto proposto dal M5S. Il reddito di cittadinanza vero e proprio, o "reddito di base" ("basic income" in inglese), è un trasferimento monetario erogato dallo Stato a tutti i cittadini, a prescindere da ogni altra considerazione o distinzione (neanche tra ricchi e poveri). In senso stretto, è molto difficile che uno Stato possa effettivamente adottare una misura simile: il caso più famoso di eccezione è l'Alaska, dove è sufficiente essere statunitensi e residenti da almeno un anno nello Stato dei ghiacci per percepire un reddito di cittadinanza da almeno un migliaio di dollari al mese. Senza distinzioni di reddito, occupazione o età. Non è un caso che le prime forme strutturali di reddito di base furono sperimentate tra gli anni Sessanta e Settanta dal repubblicano Richard Nixon: una proposta 'da destra' che puntava principalmente a superare il sistema di welfare.

LA PROPOSTA ITALIANA - Nonostante il nome, dunque, quello di cui si parla in Italia non è propriamente un reddito di cittadinanza. Per ottenerlo infatti - in base a quanto filtrato fino ad ora - dovranno essere rispettate alcune condizioni: essere maggiorenni e disoccupati oppure percepire un reddito da lavoro sotto la soglia di povertà. E per avere i 780 euro al mese (o un sussidio sufficiente a portare a 780 euro il reddito mensile) biosgnerà iscriversi ai centri per l'impiego, prestare attività gratis per 8 ore alla settimana nel proprio Comune, accettare uno dei primi tre lavori che vengono proposti, partecipare a corsi di formazione e riqualificazione professionale. La formula è molto simile a quella del reddito di inclusione (Rei) introdotto dal governo Gentiloni, cambia solo la dotazione finanziaria: il governo giallo-verde parla di 10 miliardi per reddito e pensione di cittadinanza per 6,5 milioni di italiani, mentre il Rei può contare su circa due miliardi di euro per 2 milioni e mezzo di poveri.

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PIONIERI BRITANNICI - Le prime forme, per quanto abbozzate, di sostegno al reddito risalirebbero al 1795, quando per la prima volta fu introdotto uno strumento di aiuto economico generalizzato a Spennhamland, nel sud dell'Inghilterra. Invece la prima forma di reddito di cittadinanza propriamente detto venne avanzata da Thomas Paine, filosofo inglese del XVIII secolo: propose che a chiunque avesse compiuto 21 anni fosse assegnata una somma di 15 sterline. Ma al di là della storia, ancora oggi il Regno Unito prevede l'"income support", concesso a chi non ha reddito (o ha reddito basso) e non lavora a tempo pieno. Il sostegno parte dalle 57,90 sterline a settimana - concesse a un single tra i 16 e i 24 anni - e arriva a 114,85 sterline per le coppie adulte. Molto ambizioso invece il piano della Royal Society of Arts: tutti i britannici al di sotto dei 55 anni dovrebbero avere diritto a 10mila sterline (i pagamenti sarebbero di 5mila sterline per due anni). Il provvedimento verrebbe applicato in modo graduale, per arrivare con il tempo a diventare un reddito di cittadinanza. Per richiederli non conterà il reddito disponibile ma sarà necessario spiegare come si intendono usare i soldi.

IL PIANO DI MACRON - Ma vediamo come si regolano gli altri Paesi d'Europa. In Francia esiste dal 2009 il Revenu de solidarité active (Rsa) che consente ai beneficiari di ottenere un reddito minimo (circa 550 euro) o un'integrazione di reddito. Per accedervi bisogna avere almeno 18 anni e risiedere in maniera stabile in Francia. Possono beneficiarne anche gli stranieri, se rispettano i requisiti. La durata è illimitata fino a quando non si raggiunge il reddito minimo. Ma il presidente Emmanuel Macron, anche nel tentativo di intercettare il favore dell'elettorato più disagiato, ha appena lanciato un piano ambizioso di lotta alla povertà, all'interno del quale è previsto un "reddito universale di attività" che dal 2020 sarà accessibile anche a chi lavora ma non guadagna abbastanza da poter vivere in maniera decente.

RIGORE TEDESCO - In Germania, l'Arbeitslosengeld II è il sussidio mensile destinato a chi cerca un lavoro o ha un salario molto basso (quasi nullatenente). Il potenziale beneficiario deve dare conto di tutte le sue proprietà e addirittura è obbligato a chiudere eventuali polizze vita. Lo Stato garantisce l'assistenza al soggetto che, tra i vari impegni assunti, deve cercare un nuovo lavoro: vanno documentate tra le 5 e le 15 ricerche di lavoro al mese. Il sussidio oscilla attorno ai 400 euro e prevede somme supplementari se in famiglia sono presenti figli.

IL WELFARE DEL NORD - Uno dei meccanismi più particolari è quello adottato dalla Finlandia, circoscritto a una platea ristretta. Il governo di Helsinki offre infatti un reddito garantito di 560 euro mensili a 2mila cittadini disoccupati. La soluzione punta a ridurre la povertà, ad aumentare il tasso di occupati e a tagliare le lungaggini burocratiche. I disoccupati non dovranno fornire giustificazioni sul modo in cui spenderanno i soldi. E il salario base viene mantenuto anche nel caso in cui il beneficiario trovi un lavoro. Invece in Danimarca, patria del welfare, uno dei principi cardine è il cosiddetto "kontanthjælp", forma di assistenza destinata a chi non è in grado di provvedere al proprio sostentamento. La cifra, adeguata all'elevato costo della vita, può partire dall'equivalente di 1.300-1.400 euro al mese. Il beneficiario, oltre a iscriversi alle liste di disoccupazione, deve partecipare a corsi e tirocini per il reinserimento nel mercato del lavoro.

La manovra non scalda gli italiani. Bocciato il reddito di cittadinanza