Roma, 25 marzo 2019 - Sull'onda del dibattito in tv e sui social si alza il volume delle voci che chiedono la cittadinanza italiana per Ramy, il ragazzino-coraggio che con la sua prontezza ha permesso di fermare l'azione di Ousseynou Sy insieme all'amichetto Adam. A favore dello studente egiziano di Crema, che ieri ha partecipato a Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio, manifestando il sogno di diventare carabiniere e rivendicando quella richiesta, si schiera ora il vicepremier Luigi Di Maio.
Ma Matteo Salvini frena. Se ieri il vicepremier leghista ha ammesso che in singoli casi eccezionali "si può concedere anche prima del tempo" (ma "la legge non cambierà", ha anche puntualizzato), oggi spiega che "non ci sono gli elementi per concedere la cittadinanza" allo studente-eroe. "Stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso", ma "le cittadinanze non le posso regalare e per dare le cittadinanze ho bisogno di fedine penali pulite. Non parlo dei ragazzini di 13 anni ma non fatemi dire altro", specifica il titolare del Viminale a Milano per la presentazione del libro di Mario Giordano 'L'Italia non è più italiana'. "Se qualcuno la cittadinanza non l'ha chiesta e non l'ha ottenuta dopo 20 anni - aggiunge rivolto ai giornalisti - fatevi una domanda e datevi una risposta sul perché", aggiunge Salvini che, già in mattinata, spiegava come dare la cittadinanza a Ramy comporterebbe darla "anche a chi gli sta accanto".
Ramy si fida di Di Maio per ottenere la cittadinanza? "Io mi fido della legge, io devo rispettare la legge e farla rispettare", prosegue il ministro dell'Interno a cui non è piaciuta la "carrambata" televisiva (quindi un eventuale incontro con Ramy e la sua famiglia avverrà "a telecamere spente"). "Abbraccerò volentieri tutti i ragazzi della classe perché non ci sono protagonisti di serie A e di serie B", ma "quando si tratta di cittadinanze non ci devono essere nessuna ombra e nessun dubbio e purtroppo al momento ombre e dubbi ce ne sono". Poi specifica: "Spero di incontrare Ramy il prima possibile, in modo che questo ragazzino torni alla sua vita normale", anche perché "ho come la lontana impressione che venga usato come un paladino da una certa sinistra".
Taglia corto invece il collega pentastellato: "Su Ramy confido in una rapida risoluzione per quanto riguarda la cittadinanza per meriti speciali - scrive oggi Di Maio su Facebook -. Come sapete nei giorni scorsi ho scritto anche ai ministeri competenti per fare in modo che la sua pratica arrivi presto al Consiglio dei Ministri. Mi aspetto che accada. Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è d'accordo. Non stiamo a girarci troppo intorno. Diamo la cittadinanza a quel bambino".
Non c'è bisogno di attendere lo ius soli, precisa il ministro. "C'è già una legge che lo consente. Facciamolo e basta. Come ho già detto, questo è un Paese che vale molto di più della semplice indignazione: dimostriamolo. Iniziamo a guardare avanti. Facciamolo. Senza perderci in facili strumentalizzazioni". Poi in serata, intervenendo a 'Quarta Repubblica' su Rete4, puntualizza ancora: "In questo momento non dobbiamo portare quei bambini nel dibattito sullo ius soli perché è una strumentalizzazione - spiega Di Maio - quei bambini secondo me meritano una cittadinanza come una medaglia al valore civile, per quello che hanno fatto. Invece si stanno strumentalizzando. Il tema dello ius soli va affrontato in sede europea, non è un tema italiano".