Roma, 15 dicembre 2024 – Pronta a scendere in campo in nome del padre. “Sarebbe un onore, come prima di me mio padre Biagio”.
Altro che ritiro. Simona Agnes si candida a futura presidente Rai e lo fa lanciando un appello: “Sono a disposizione per svolgere con la massima serietà e professionalità questo incarico nel pieno rispetto del mandato e del pluralismo”. La già consigliera Rai, nome indicato da Forza Italia per la guida di viale Mazzini, torna sul nodo spinoso delle nomine Rai. Nomine che, nel valzer di fumate nere, da due mesi dividono la politica: da un lato il centrodestra, che sostiene Agnes e che in mancanza dei voti necessari continua a disertare le sedute plenarie per non compromettere il risultato, dall’altro i partiti di opposizione e il M5s, che vogliono difendere l’indipendenza della Rai minando la legittimità della nomina di Agnes.
Innovazione
La consigliera, insieme all’appello, lancia anche quelle che potrebbero essere le future linee guida ai vertici Rai. “Oggi, come allora, lavorare per la Rai è fare parte di una grande squadra, che lavora insieme – con visioni a volte anche diverse, come è giusto che sia – ma con l’unico scopo di sostenere il ruolo del servizio pubblico. La sfida per tutti noi è realizzare una Rai protagonista dei cambiamenti che la società, i cittadini, i nostri abbonati ci chiedono e che la tecnologia, il mercato, ci impongono. Una trasformazione fondamentale per garantire competitività e autorevolezza alla principale azienda culturale del Paese”. Simona Agnes ha ribadito l’importanza del servizio pubblico come pilastro fondamentale per la democrazia e la qualità dell’informazione. Le linee guida che ispirano la sua visione, spiega, sono quelle espresse dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio per gli Stati Generali Rai, dove sottolineava che il servizio pubblico ha la “straordinaria missione” di essere una fonte “affidabile e autorevole per i cittadini”, quella “cornice di libertà e spazio di inclusione dove originalità, professionalità, innovazione, pluralismo e non spartizione possano continuare a dispiegarsi senza abusi”.
Lo stallo della nomina
Nonostante lo stallo che blocca la nomina da due mesi, denunciata dai capigruppo di opposizione Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5s), Angelo Bonelli (Avs) e Maria Elena Boschi (IV) con lettera ai presidenti delle Camere Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, per Agnes si riaccende la partita. Dopo la fumata nera della scorsa settimana, la sesta in circa due mesi, in cui il centrodestra ha nuovamente disertato la seduta in Commissione vigilanza, la consigliera non ha ricevuto il via libera per diventare presidente del Cda prefigurando un eventuale ritiro alla candidatura. La nomina, infatti, richiede l’approvazione di due terzi dei membri della Commissione presieduta dalla senatrice M5s Barbara Floridia. E i voti dei soli partiti del governo non bastano.
Rumors sul ritiro
Se alcune voci che suggerivano le dimissioni di Simona Agnes come possibile via d’uscita dall’impasse, adesso il ritiro della consigliera forzista sembrano fuori discussione. Ad ogni modo, ci aveva già pensato Maurizio Gasparri a smentire qualsiasi ipotesi di ritiro della sua candidatura, dicendo che “è più facile che venga tre volte Natale”.
La posizione di pd e m5s
Per il capogruppo Pd in Commissione di Vigilanza Rai, Stefano Graziano, l’idea di Simona Agnes come figura di “garanzia” non cambia la posizione del suo partito. “Noi restiamo indisponibili a parlare di nomi prima che della riforma della Rai”. Si associa Dario Carotenuto, M5s: “Agnes? Non credo proprio possa cambiare la situazione con la sua dichiarazione”. Insomma, il dibattito è ancora aperto.