Giovedì 21 Novembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Rai, Finanziaria, nomine Ue: l’autunno caldo del governo Meloni. Tutti i nodi da sciogliere

Occhi puntati sui dossier che aspettano la maggioranza alla ripresa dopo le vacanze estive. Il primo è la possibile partenza di Fitto verso Bruxelles, con il rischio di un effetto domino fino al rimpasto

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Sulla sinistra Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. A destra Antonio Tajani, ministro degli Esteri (Ansa)

Roma, 10 agosto 2024 – Rai, regionali, Raffaele Fitto e i rapporti con l’Europa, ricette e rigore della manovra Finanziaria, rimpasto di governo, referendum, riforme. È un denso repertorio di erre, come quella degli esami di riparazione, che attende la maggioranza e il governo di Giorgia Meloni alle calende di settembre. Un inventario dove spiccano in particolare quattro questioni: scelta del nome italiano per la Commissione Ue che, se venisse attinto dall’esecutivo, potrebbe sollecitare un rimpasto, utile tra l’altro per correggere alcune posizioni vacillanti; governance e nomine Rai; manovra Finanziaria; elezioni regionali di autunno e l’eventuale referendum sull’autonomia differenziata.

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La prima scadenza è il 30 agosto, data fissata da Ursula von der Leyen per recepire il ticket di nomi (una donna e un uomo) per comporre la Commissione. Un passaggio dirimente dopo che la premier si è incartata nel voto contro la presidente. Per uscire dall’angolo, ora cerca il debito riconoscimento all’Italia attraverso una delega economica di peso per Fitto. Ma le caselle sono occupate dal francese Breton e dal lettone Dombrovskis. Di qui la possibilità che la numero uno dei servizi Elisabetta Belloni ottenga un incarico sulle politiche industriali di difesa. Il nodo politico sottaciuto riguarda il fatto che FI sia allineata alla governace Ue, compreso mitigare l’opposizione al Green deal e alla ristrutturazione verde di processo e di prodotto. Fitto commissario aprirebbe la strada al rimpasto, per quanto avversato dalla premier. Ci sarebbe la possibilità che i suoi incarichi vadano ad interim alla stessa Meloni o al sottosegretario Mantovano. Ma il rimpasto consentirebbe di risolvere anche il caso (giudiziario) di Daniela Santanché e di rettificare alcune caselle come quella del ministero dell’Istruzione e della Cultura.

Va invece risolta a settembre la partita Rai, stante la situazione nient’affatto lusinghiera dell’azienda e la sua audience. L’idea di Palazzo Chigi sarebbe di azzerare il tandem composto dall’ad Roberto Sergio e il dg Giampaolo Rossi, lasciando quest’ultimo nel ruolo unico di ad; mentre a Forza Italia andrebbe la presidenza con Simona Agnes. Ma Matteo Salvini vorrebbe per il Carroccio la conferma della posizione di dg o, in subordine, la gestione del Day Time.

A parte l’enorme problema della casse vuote, che consentirà di confermare al massimo il taglio del cuneo fiscale, mentre dalla prossima manovra sarà necessario rientrare nei ranghi del nuovo patto di stabilità, l’agenda politica si presenta complessa per il governo. A cominciare dal rischio di perdere le tre regionali di Emilia-Romagna, Umbria e Liguria, dove ancora non è stata trovata una candidatura per la successione a Giovanni Toti. Il governo teme di inanellare una successione di sconfitte, tanto che per togliersi il dente FI preferirebbe l’election day. Ma il pericolo più temuto è che l’onda possa portare a raggiungere il quorum al referendum sull’autonomia. Un calendario ancora da definire e su cui incombono i ricorsi delle regioni alla Consulta. Dove al momento manca un giudice, che diventeranno tre a dicembre. Questione tutt’altro che secondaria considerato che si dovrà esprimere sia sui ricorsi che sull’ammissibilità del referendum.