Senatrice Raffaella Paita, in un Paese nel quale i salari sono tra i più bassi d’Europa, l’unico in cui siano diminuiti negli ultimi trent’anni, voi vi opponete al salario minimo. Perché?
"Non abbiamo nessuna contrarietà ideologica al salario minimo, ma sulla proposta sottoscritta da Conte, Schlein, Fratoianni e Calenda non ci sono solo i nostri dubbi, ci sono per esempio anche quelli della Cisl – risponde la coordinatrice di Italia Viva – Non la firmeremo e in Aula la valuteremo punto per punto, presentando nostri emendamenti".
La ministra del Lavoro, Marina Calderone, dice che non si può arrivare al salario minimo per legge: ha ragione?
"Ritengo che non si debba generalizzare: dipende dalla proposta di salario minimo. Il problema del basso livello dei salari in Italia dipende solo in parte dall’assenza di un salario minimo. Infatti la grande maggioranza dei lavoratori italiani è coperto da contratti collettivi. Il tema generale è come aumentare in un periodo di inflazione il potere di acquisto di tutti i lavoratori. E la strada maestra è intervenire sul cuneo fiscale. Il paradosso italiano è infatti che abbiamo contemporaneamente un basso livello di salari netti in busta e un altissimo costo del lavoro per le imprese. Poi certo bisogna intervenire anche sulla parte di lavoratori senza contratto".
Finora la separazione tra voi e Azione sembrava dettata quasi esclusivamente da incompatibilità di carattere. Per la prima volta vi dividete su un tema fondamentale, Calenda a favore, Iv contro. È il segno che il divorzio è diventato definitivo?
"Non so quale sia l’intenzione di Calenda, sicuramente noi di Italia Viva staremo lontani da qualsiasi ipotesi di campo largo. Per il resto, noi abbiamo sempre cercato di costruire ponti e continueremo a farlo".
Che cosa farete alle elezioni europee?
"Ci impegniamo perché si arrivi a una lista unitaria. Riformisti, popolari, liberal-democratici e speriamo anche Azione e Più Europa. Pochi giorni fa sono stata a Bruxelles al summit di Renew: le aspettative in Europa vanno in questa direzione. Una lista riformista sarà essenziale per governare l’Ue e impedire la maggioranza Giorgia. E dopo che gli alleati sovranisti di Meloni hanno bloccato l’accordo sull’immigrazione mi pare ancora più evidente".
Alcuni commentatori hanno sostenuto, nei giorni scorsi, che voi sareste più interessati a recuperare l’elettorato di destra mentre Calenda guarderebbe più a quello di sinistra. C’è qualcosa di vero?
"Italia Viva è una forza alternativa a populisti e sovranisti. Noi crediamo che ci siano riformisti delusi e in cerca di un progetto serio a destra come a sinistra. Nessun campo largo, nessun sostegno a Meloni da parte no stra".
E sulle riforme come vi comporterete? Confermate la decisione di appoggiare il premierato?
"Ci siamo presentati alle elezioni politiche con un programma chiaro: l’elezione diretta del premier, il sindaco d’Italia, per garantire governabilità e stabilità. Con coerenza e serietà lo porteremo avanti. Vedremo cosa farà il governo e se questa volontà di fare le riforme è effettiva. Per ora a parte gli annunci abbiamo visto ben poco".
Tutti sono convinti che in Italia lo spazio per una forza politica di centro ci sarebbe, eppure paradossalmente nessuno riesce a costruire quella forza. Perché?
"Io sono convinta che questo finto bipolarismo alla fine stancherà gli italiani. Che hanno bisogno di una forza politica concreta. I sondaggi ci danno in crescita, siamo attrattivi sui territori e penso che la ragione sia proprio questa".
Pare complicato se non impossibile costruire un polo centrista senza Forza Italia. Intendete dialogare? È possibile strapparla dalla destra?
"Forza Italia attualmente sostiene il governo. Io temo che con la scomparsa di Berlusconi possa diminuire il suo peso specifico nel governo. Basta vedere le giravolte sul Mes: FI si è schiacciata totalmente sulla linea dei sovranisti. Per quanto riguarda noi, continueremo a dialogare sui temi su cui c’è da sempre un punto di incontro: garantismo, fisco più equo, alleggerimento della burocrazia, infrastrutture".