Roma, 31 gennaio 2025 – L’ultima volta di Sergio Mattarella alla Scuola Superiore della Magistratura a Scandicci era stata il 24 novembre 2021. E allora parlò, eccome, incalzando sulla necessità di riformare il Csm e perché i magistrati operino con “un ritrovato rigore”. Ieri no. Ieri, all’inaugurazione del nuovo anno accademico della Scuola, il Presidente della Repubblica ha scelto, come peraltro capita non di rado, la strada del silenzio.
Solo un “tanti auguri e buon lavoro a tutti”, rivolto ai giovani magistrati. Saluto accolto da un lungo e sincero applauso. Ma è un silenzio che parla, per quanto previsto. Silenzio che fa il paio con l’assenza – altrettanto assordante – del Guardasigilli Carlo Nordio. Un silenzio che aggiunge parole non dette, ma ugualmente eloquenti, a quelle che accuratamente il Capo dello Stato ha scelto di non pronunciare in questi giorni.
Sullo scontro al calor bianco tra politica (governo e dintorni) e magistratura, rinfocolato soprattutto dopo la notizia dell’indagine su Giorgia Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano, il Quirinale – che della magistratura è il vertice costituzionale – ha evitato di commentare pubblicamente. Ma è chiara a tutti la preoccupazione del Colle per uno scontro tra poteri aspro come non avveniva da anni, nel pieno dell’iter della riforma sulla separazione delle carriere.
Anche se Mattarella non ha parlato negli ultimi giorni, la bussola restano le parole pronunciate poco più di un mese fa in occasione dello scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Allora si era appellato a “quel senso del dovere che richiede a tutti coloro che operano in ogni istituzione, di rispettare i limiti del proprio ruolo. Senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni. La Repubblica vive di questo ordine. Ha bisogno della fiducia delle persone che devono poter vedere, nei comportamenti e negli atti di chi ha responsabilità, armonia tra le istituzioni”.
“Armonia tra le istituzioni”. Cioè quella che al momento latita. Del resto, proprio ieri a Scandicci, la prima presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, ha auspicato praticamente la stessa cosa: “Un clima rinnovato, improntato al rispetto reciproco tra le varie istituzioni dello Stato, a pacatezza, equilibrio, disponibilità effettiva ad ascoltare le ragioni altrui”. Segno che il monito e l’appello di Mattarella sono stati raccolti e resistono anche nel silenzio eloquente di queste ore.
A dimostrarlo è la stessa presidente della Scuola Superiore di Magistratura, Silvana Sciarra, già presidente della Corte Costituzionale, che a Mattarella ha rivolto un ringraziamento inequivocabile: “Il momento è solenne, perché dal suo alto insegnamento la magistratura italiana ha sempre tratto vigore ed energia nell’interpretare il proprio ruolo, incardinato nella Costituzione repubblicana e nello Stato di diritto”. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Anche certi silenzi.