Se fossero previsioni del tempo si utilizzerebbe la dicitura "situazione in evoluzione", ma si tratta di intenzioni di voto e quindi la materia va trattata diversamente. Tra 24 ore la legge impone il divieto di divulgazione dei sondaggi e il valore di queste ricerche è più nell’analisi del trend che non nella previsione a 15 giorni. Infatti per comprendere le possibilità di vittoria di un candidato è indispensabile seguire l’andamento del consenso e non basarsi unicamente su una fotografia scattata due settimane prima delle urne. Comunque, sia le intenzioni di voto delle elezioni regionali che del referendum ci restituiscono uno scenario abbastanza consolidato, anche se con poche ma importanti incertezze.
Andiamo con ordine. Per quanto riguarda il referendum al momento i Sì si posizionano tra il 65-70% e i No tra il 30-35%. Tenendo presente che a inizio agosto la situazione era completamente diversa, cioè si registrava un rapporto 80 contro 20, è evidente che la campagna per il No, con la presa di posizione di alcuni importanti leader politici, stia producendo qualche effetto, però sembra ancora lontano il traguardo che potrebbe portare alla vittoria di quelli che si battono per bocciare la riforma. È da notare che un possibile elettore su tre è indeciso su cosa votare, quindi per quanto si conferma la prevalenza dei Sì, bisognerà capire se il 21 settembre ci sarà qualche sorpresa.
Passando alle elezioni regionali alcuni candidati potrebbero già stappare la bottiglia dello spumante con due settimane in anticipo mentre per altri si gioca sul filo di lana e la vittoria potrebbe essere solo di qualche punto. Non ci dovrebbero essere sorprese in Veneto per il presidente uscente Zaia che nell’analisi condotta dalla società Noto Sondaggi fa registrare un livello di consenso che oscilla tra il 71-75%. Molto staccato il candidato del centrosinistra Lorenzoni che oscilla tra il 18-22%, terza posizione per l’aspirante presidente del M5S che è tra il 2-6%.
Anche in Liguria si evidenzia una alta probabilità che Giovanni Toti potrà essere riconfermato alla guida della regione. Il sondaggio gli assegna tra il 54-58% mentre il concorrente più temibile, cioè Sansa, si ferma tra il 37-41%. È da notare che solo in Liguria è stato fatto l’accordo per un candidato unico M5s e Pd. Situazione più incerta in Toscana: il candidato del centrosinistra Giani è tra il 42- 46% ma è tallonato dalla sfidante del centrodestra Ceccardi che fa registrare un consenso tra il 39-43%. In questo caso le ultime due settimane di campagna elettorale saranno fondamentali. Invece nelle Marche lo scenario appare più stabile. L’aspirante presidente del centrodestra Acquaroli si posiziona tra il 47-51% contro il candidato del centrosinistra Mangialardi che è tra il 35-39%. Così anche in Campania dove la riconferma del presidente uscente De Luca sembra molto probabile. Il candidato del centrosinistra oscilla tra il 46-50% mentre Caldoro, centrodestra, è tra il 34-38%.
Situazione capovolta invece in Puglia, il candidato del centrodestra Fitto è avanti con il 39-43% seguito dal presidente uscente Emiliano che varia il consenso tra il 36-40%. Insomma in tutte le regioni si consoliderà lo scontro classico tra centrodestra e centrosinistra, il M5s è sempre fuori gioco, anche forse in Liguria dove si è riproposta l’alleanza con il Pd che tra l’altro non ebbe successo neanche un anno fa in Umbria, ex regione rossa.
*Direttore Noto Sondaggi