Roma, 12 aprile 2024 – “Un netto cambio di fase che non può tradursi in una mera sostituzione di chi è uscito, ma solo in un concreto rinnovamento degli assetti di governo regionale che sancisca un nuovo inizio, su basi diverse". Un rimpasto di governo insomma. Questo manda a dire la segretaria del Pd Elly Schlein al governatore della Puglia Michele Emiliano. Che risponde pronto: "Darò seguito" nel segno di "un netto cambio di fase". Così come, dopo il ritiro del M5s dalla giunta si era affrettato a salire sul carro di Giuseppe Conte, promettendo impegno a realizzare "ciò che ci chiedono" e annunciando: "Non azzeriamo. Dobbiamo solo completare i buchi".
Al termine di una giornata di silenzio, che ha suscitato non pochi malumori in casa dem, la segretaria riesuma il rimpasto e chiede al governatore sceriffo l’azzeramento della giunta. Mossa dovuta in primo luogo alla necessità di uscire dalla stretta tra l’incudine del leader 5 Stelle Conte e il martello Emiliano. Ma che è indizio del fatto che la segretaria non rinuncia alla propria sfida di cambiamento.
Giovedì Schlein e il capogruppo in Senato Francesco Boccia avrebbero tentato di convincere il partito pugliese a espellere gli indagati in un sussulto di giustizialismo esente da ogni garantismo. Ma è stato risposto picche. Lunedì il Pd pugliese riunirà la direzione per l’analisi dell’attuale posizione politica e valutare a questo punto il rimpasto di giunta dopo il ritiro del M5s e l’uscita dal gruppo Pd dei consiglieri regionali Anita Maurodinoia e Michele Mazzarano, autosospesi. Ma il segretario regionale Domenico De Santis esclude ipotesi di commissariamento. E l’intervento della segretaria lo conferma. Con buona pace dei moralizzatori schleiniani, che pressavano in questa direzione. Salvo che sarebbe appunto sgradita a Boccia e allo stesso Emiliano. Senza contare che il grosso dei fatti riguardano alleati di governo più che i dem.
Il primo problema di Schlein rimane proprio Emiliano. "Lei teme di perdere la Puglia e lui è al capolinea", osserva chi nel Pd vorrebbe far saltare un giro al governatore, con la promessa di un seggio parlamentare nel 2027. "Ma lui non si fida", questo è il problema. E perciò adesso si è affidato a Conte, che però gioca in proprio. "La soluzione invece ci sarebbe – osservano nel Pd –. Promuovere Decaro in Regione il prossimo anno e dare Bari ai 5 Stelle con Laforgia". Ma a Bari si lavora ancora all’intesa e ormai Conte ha fiutato il bersaglio grosso: vagheggia il candidato governatore, oltre che fare lui il candidato premier. Decaro in Regione non basta più, e forse neanche conviene visto il precedente. Meglio l’Europa.
Altra questione, la politica. "Il tema è che si fanno regolarmente commissariare da Conte, dando ogni volte quel che chiede", riconoscono nelle deserte stanze parlamentari del venerdì. Il motivo è che i voti dei 5 Stelle sono considerati indispensabili a ogni vittoria: Schlein questa scelta l’ha fatta da subito. Ma "Conte un obiettivo politico ce l’ha: fare il premier – chiosano –. Non si capisce quale sia quello del Pd". Questo mentre le liste per le Europee sono rimaste al palo, dopo l’annuncio della segretaria che avrebbe deciso tutto in solitudine. Anzi. Il fatto che la discussione sia concentrata unicamente sui pochi nomi che saranno eletti e le figure indipendenti volute dalla segretaria sta allontanando nelle circoscrizioni tutte le altre candidature, "quelli che si vogliono mettere in vista pensando alle prossime elezioni locali e nazionali". E che sono l’ossatura di un partito politico.