Domenica 30 Marzo 2025
REDAZIONE POLITICA

Prodi si scusa: “Mai voluto aggredire la giornalista, è una mia gestualità familiare”

L’ex presidente del Consiglio chiarisce di non aver tirato i capelli all’inviata Mediaset e ammette: “Ho commesso un errore ma non accetto strumentalizzazioni. Ho diritto a rivendicare la mia storia”

Prodi si scusa: “Mai voluto aggredire la giornalista, è una mia gestualità familiare”

Roma, 26 marzo 2025 – Dopo le polemiche arrivano le scuse. Tornando sull’inaspettata reazione alla domanda della giornalista Mediaset Lavinia Orefici sul manifesto di Ventotene, l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi si scusa per l’accaduto. “Ritengo sia arrivato il momento di chiarire alcune cose rispetto a quanto accaduto sabato 22 marzo, a margine della presentazione del mio ultimo libro. Ho commesso un errore e di questo mi dispiaccio”, afferma il professore, respingendo però le accuse di aver aggredito l’inviata.

Un frame tratto da un video mostra Romano Prodi che tira una ciocca di capelli alla giornalista di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici
Un frame tratto da un video mostra Romano Prodi che tira una ciocca di capelli alla giornalista di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici

“E’ evidente dalle immagini e dall'audio –  prosegue Prodi – che non ho mai inteso aggredire, né tanto meno intimidire la giornalista. Il gesto che ho compiuto appartiene a una mia gestualità familiare. Mi sono reso conto, vedendo le riprese, di aver trasportato quasi meccanicamente quel gesto in un ambito diverso". Un gesto che ha suscitato una valanga di reazioni, non solo nell’opposizione ma anche all’interno del suo stesso partito, con la deputata Pd Laura Boldrini, che ha sottolineato: "Secondo me Prodi ha sbagliato, non avrebbe dovuto fare quel gesto. Non ho problemi a dirlo". A bollare il gesto come “inopportuno” anche la deputata Pd Lia Quartapelle, che poco prima delle scuse ufficiali aveva anticipato: “Sono certa che il presidente troverà il modo di chiarire con la giornalista per chiudere il caso".

Ma se il professore ammette di aver avuto un atteggiamento quanto meno inappropriato, dall’altro lato rivendica la sua storia e il diritto a non accettare la derisione. "Questa vicenda –  commenta l’ex presidente del Consiglio –  mi offre l'occasione per una riflessione che forse è utile. Penso sia un diritto di ciascuno, non importa affatto quale ruolo abbia ricoperto nella vita, rivendicare la propria storia e la propria onorabilità e non accettare, come un destino inevitabile, la strumentalizzazione e persino la derisione dilaganti, anche grazie alla potenza della Rete. Come se un'intera vita non contasse, come se il futuro non esistesse".