
Roma, 27 marzo 2025 – "Non c’è proprio niente da chiarire", sparato così, a caldo. Poi, però, la cosa si ingrandisce, diventa un caso politico, con la destra che attacca e grida "vergogna" e la sinistra che cerca di parare i colpi facendo quadrato. Con risultati incerti. Tant’è che in serata, Romano Prodi, travolto da quanto avvenuto sabato scorso – quando ha risposto stizzito alla domanda di una giornalista di ‘Quarta Repubblica’ sul Manifesto di Ventotene e poi ha finito per tirarle i capelli – ha messo un punto alla vicenda. "Il gesto che ho compiuto appartiene a una mia gestualità familiare – ha spiegato il Professore –. Mi sono reso conto, vedendo le riprese, di aver trasportato quasi meccanicamente quel gesto in un ambito diverso. Ho commesso un errore e di questo mi dispiaccio. Ma è evidente dalle immagini e dall’audio che non ho mai inteso aggredire, né tanto meno intimidire la giornalista".

Quindi ha aggiunto: "Questa vicenda mi offre l’occasione per una riflessione che forse è utile. Penso sia un diritto di ciascuno, non importa affatto quale ruolo abbia ricoperto nella vita, rivendicare la propria storia e la propria onorabilità e non accettare, come un destino inevitabile, la strumentalizzazione e persino la derisione dilaganti, anche grazie alla potenza della Rete. Come se un’intera vita non contasse, come se il futuro non esistesse".
Scuse, dunque. Ma niente "strumentalizzazioni". Peccato che nel frattempo si sia scatenato un caso politico, che Prodi aveva già intuito potesse deflagrare. "Se si vuole creare l’incidente nei confronti di un vecchio professore, lo si faccia pure - aveva detto infatti nel pomeriggio, da Bruxelles –. E io gioisco". Frasi che, se possibile, hanno riacceso gli animi dei partiti. Tra i primi a commentare è stato il segretario della Lega, Matteo Salvini, che sui profili social parla di "vergogna" per il video che "sbugiarda Prodi e la sinistra". "Ah, e il ‘patriarcato’? - ha detto il leader del Carroccio - che cosa dicono le anime belle della sinistra, quelli ‘buoni e giustì sempre col ditino alzato’? Come al solito taceranno. Vergogna". E Prodi, di rimando. "Il tempo chiarisce tante cose. Si scambia l’affetto con l’aggressione". Niente. Post sui social contro di lui sono stati pubblicati da quasi tutta la maggioranza, anche da Fratelli d’Italia, che ha messo l’immagine rilanciata da Enrico Letta col suo #iostoconRomano, invitando l’ex segretario dem a "cancellare il post". Solidarietà a Prodi invece arrivata dal gruppo del Pd al Parlamento europeo. "Noi, la delegazione del Pd, stiamo con Romano Prodi", ha scritto sui social Giorgio Gori postando una foto di gruppo con l’ex premier. Una voce critica contro il Professore è arrivata però da Jasmine Cristallo, della direzione nazionale del Pd. "Il comportamento del presidente Romano Prodi è molto grave e non ammette giustificazioni", ha sostenuto Cristallo. All’attacco anche Augusta Montaruli, vice capogruppo FdI alla Camera: "Il ‘vecchio professore’, come si è autodefinito, dovrebbe chiedere scusa due volte: sia per il gesto nei confronti di una giornalista, sia per aver spudoratamente omesso la verità. Tutte le donne di sinistra non hanno nulla da dire? Siamo alle solite: solidarietà femminista solo a senso unico e solo verso una parte. Che vergogna!".
Chiude la leghista Simonetta Matone: "Sono allibita per come il presidente Prodi voglia derubricare a ‘un gesto di affetto’ la tirata di capelli. Davvero incredibile".