Le tessere del mosaico erano sparse già da un po’ di settimane sul tavolo della politica, ma solo ora se ne inizia ad intravvedere il disegno. L’iniziativa organizzata per il 18 gennaio dall’ex ministro Graziano Delrio a Milano, presso il Palazzo della Regione, dal nome ‘Comunità democratica’ è probabilmente il primo tentativo ufficiale di intavolare una discussione che permetta, all’area cattolica del centrosinistra, di capire se ci sono o meno le condizioni per federare il Centro, renderlo un’unità politica, dargli una dignità e una sua indipendenza. "Premesso che non siamo per un partito dei cattolici, questa è una normale occasione di dibattito. La cultura cattolica democratica – ha dichiarato Delrio – è una cultura politica laica, che ha gli strumenti in grado di fare proposte forti e creative per affrontare i problemi del Paese". Del resto, che i dem abbiano al loro interno varie anime è un dato di fatto, ma con l’avvento dell’epoca Schlein, quella che più si sente in cerca di una sua valorizzazione è probabilmente quella cattolica.
L’appuntamento di Milano potrebbe dunque essere un atto ufficiosamente costitutivo di una nuova forza politica, oppure soltanto un momento nel quale il Pd capirà se certi mal di pancia si curano con un po’ di indipendenza. I dem potrebbero infatti lasciar camminare da soli alcuni suoi figli, restando però lì nei pressi, e valutando di volta in volta accordi o meno sui singoli punti, sulle diverse elezioni, sulle future sfide politiche. Del resto, la platea è di prim’ordine, con ‘Mister Fisco’, Ernesto Maria Ruffini, che dopo aver a più riprese sottolineato il suo disinteresse all’eventuale ruolo di federatore del Centro, da quando si è dimesso da direttore dell’Agenzia delle entrate è un giorno sì e l’altro pure nel toto-nomi, e con buonissime quotazioni. C’è poi, in collegamento da remoto, Romano Prodi, che in varie dichiarazioni si è detto non certo contrario a una formazione politica di centro, e poi sarà presente anche Pierluigi Castagnetti, presidente dell’Associazione I popolari, anche lui più volte nominato fra i papabili leader di un nuovo centro. All’evento prenderanno parte anche l’ex sindaco di Brescia Emilio Del Bono, il consigliere regionale in Lombardia, Fabio Pizzul, e il vicepresidente del Consiglio del Friuli Venezia Giulia, Francesco Russo, che ha creato la cosiddetta "rete Trieste", un gruppo di 400 amministratori locali di ispirazione cattolica. Proprio a loro verrà dedicato il dibattito pomeridiano. "Ci saranno diversi amministratori lombardi perché è da lì che cominciamo – ha spiegato Lepri – poi faremo iniziative in altre regioni".
Ma l’esigenza di un convegno al quale parteciperanno anche il mondo dell’associazionismo, rappresentato dal dem Paolo Ciani, esponente di Demos, moltissimi studiosi e professori, come Elena Granata, vicepresidente della Scuola di Economia Civile, nonché Azione, appare quella di misurare le forze, annusarsi, capire "chi potrà fare cosa". E già una condizione l’ha messa proprio il gruppo misto di Azione, che col suo segretario nazionale, Osvaldo Napoli, si è detto pronto al dialogo "solo se questo nuovo movimento nascerà fuori dall’area dem". Usando il pavesiano motto "un paese ci vuole", si può sintetizzare il pensiero di Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, che ha parlato di "un problema di cittadinanza nel Pd per il mondo cattolico democratico, causato dall’impostazione schleiniana del partito".
Ma l’iniziativa ‘Comunità democratica’ almeno in teoria nasce non solo per un confronto tecnico su equilibri e giochi di forza politici, ma anche e soprattutto, almeno così ha dichiarato l’organizzatore Delrio, "per rilanciare un ritorno allo spirito coraggioso degasperiano sull’Europa e per riproporre l’autonomismo di Sturzo". O almeno per individuare un salvifico deus ex machina.