"Mi dichiaro colpevole di avere difeso l’Italia e gli italiani, mi dichiaro colpevole di avere mantenuto la parola data", scandisce Matteo Salvini in un video. Il vicepremier è accusato di sequestro di persona e abuso d’ufficio. Ieri, a Palermo, alla fine di una requisitoria di 7 ore, i pm hanno chiesto di condannarlo a 6 anni di carcere per avere impedito, cinque anni fa, quando era ministro degli Interni nel governo Conte, lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti, con l’accusa di averli sequestrati a bordo della nave spagnola Open Arms. Richiesta che ha avuto un effetto dirompente: "Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia – ha commentato ancora Salvini – è stato messo sotto accusa e processato per avere difeso i confini del proprio Paese".
Al suo fianco si è subito schierata la premier Giorgia Meloni, con un commento che successivamente sarà preso di mira dalle opposizioni: "Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo". Proprio secondo i pm di Palermo, Salvini avrebbe agito – nel 2019 – non per una strategia concordata con il governo Conte, come invece sostiene la difesa, ma per l’interesse ad aumentare il proprio consenso elettorale (che poi otterrà alle Europee, con il 38%) facendo leva sulla lotta all’immigrazione clandestina. Secondo l’accusa, non c’era alcun pericolo di terrorismo a bordo della nave e dunque non c’era alcuna necessità di proteggere la sovranità dello Stato. Inoltre, le condizioni dei migranti – constatate da un pool di magistrati che salì a bordo della nave – per quell’azione si aggravarono di giorno in giorno. Per motivare la richiesta di condanna, il pm, Marzia Sebella, ha sottolineato che "il pos (il luogo di sbarco sicuro, ndr) doveva essere rilasciato senza indugio e subito, il diniego è stato in spregio delle regole e non per proseguire in un disegno governativo", e quel "diniego consapevole e volontario ha leso la libertà di ognuna delle 147 persone e non c’era ragione".
Di tutt’altro avviso l’avvocata di Salvini, Giulia Bongiorno: "Basta esaminare gli atti, e non fare ipotesi e teoremi, per rendersi conto che durante tutto il processo c’è stata la correttezza dell’operato di Salvini e la massima attenzione alla salute dei migranti". Il sostituto procuratore Geri Ferrara, assieme alla collega Giorgia Righi, ha affermato che non si tratta di "un processo politico" perché "è pacifico che qui di atto politico non c’è nulla". Sono stati valutati "atti amministrativi come il ritardo o la negazione" del porto assegnato per sbarcare. "L’elemento chiave", per l’accusa, "è stato quando Salvini ha assunto il ruolo di ministro" e "ha spostato le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos dal Dipartimento libertà civili e immigrazione al suo ufficio di gabinetto". È stato lui, insomma, ad assumere tutte le decisioni, era lui che veniva informato in modo "costante e quotidiano". Per i pm "non è accettabile" l’idea di anteporre la protezione dei confini nazionali ai diritti umani. "La persona in mare va salvata ed è irrilevante la sua classificazione".
Dalla maggioranza di governo ovviamente arriva la solidarietà al leader della Lega a partire dal ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani: "Sono convinto che c’è sempre un giudice che riconosce la correttezza del comportamento di un ministro". A intervenire anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara: "La requisitoria dei pm di Palermo ha un forte sapore politico". L’opposizione, a cominciare dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, attacca Meloni: "Il rispetto istituzionale imporrebbe di non mettersi a commentare dei processi che sono aperti". Invita Salvini a non fare la vittima il Verde Angelo Bonelli: "Non si difendono i confini nazionali tenendo prigioniere in mare aperto 147 persone, tra cui donne e bambini; il suo fu un calcolo elettorale".