Giovedì 28 Novembre 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Politica

Primarie Pd, Renzi esulta: non cerco rivincite. E lancia segnali di pace a Gentiloni

Il premier si congratula. L'ipotesi di un posto al governo per Guerini

Primarie Pd, la festa di Matteo Renzi (ImagoE)

Primarie Pd, la festa di Matteo Renzi (ImagoE)

Roma, 1 maggio 2017 - "Noi vogliamo fare una grande coalizione". Pausa. Sorriso sornione. "Non con presunti partiti che non rappresentano neanche se stessi (e qui ce l’ha con gli scissionisti di Mdp, ndr.) ma con associazioni, mondo della cultura, il civismo, noi faremo l’alleanza con le donne e gli uomini italiani!". Matteo Renzi tiene, a tarda notte, verso le undici di sera, il ‘discorso della vittoria’ dal palco che i suoi gli hanno messo in piedi sulla splendida terrazza che si trova al terzo piano del Nazareno e dove si gode una vista di Roma mozziafiato. Renzi, naturalmente, è un uomo felice: "Non cerco rivincite", ha chiarito. La voce è sicura, anche se roca, l’abbraccio dei suoi colonnelli, parlamentari e dei giovani volontari presenti è lungo, caldo, emozionato.

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Il vincitore si gode la "grande festa della democrazia" (2 milioni di votanti) e per il suo successo personale (oltre il 70% dei voti), ma ringrazia tutti, dai volontari ai due avversari, ridotti al lumicino, fino al premier Gentiloni, che gli ha telefonato dal Kuwait. Un governo, quello dell’amico Paolo, che Renzi non ha più intenzione di far cadere, nonostante una frase sfumata e indefinita («Non sappiamo quando si voterà, ma come Pd dobbiamo farci trovare pronti», ammonisce). "Adesso, e per quattro anni (fino al 2021, ndr.) è chiusa – spiega ai suoi, in un angolo, un Renzi emozionato e sereno – Fino al 7 maggio 2021 basta con le polemiche interne. Il nostro partito ha votato il suo segretario, non voglio storie".

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Renzi ha intenzione di dedicarsi, per ora, ‘solo’ a rafforzare il partito, a strutturare la sua proposta politica sui grandi temi e trovare una strada utile per la nuova legge elettorale. Tanto che il suo vice, Martina, ribadisce che "l’orizzonte è il 2018. Il governo Gentiloni è il nostro governo". Inoltre, vincere con oltre il 70% dei voti vuol dire godere di una maggioranza schiacciante all’interno dell’Assemblea che lo proclamerà segretario il prossimo 7 maggio) senza che altre componenti, come quella Franceschini (ieri tra i primi a congratularsi con Renzi), pur da alleati, lo condizionino. Poi l’Assemblea nomina i membri della Direzione, il luogo politico dove si decide su tutto: leggi, nomine, candidature.

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Renzi metterà mano anche alla nuova segreteria del Pd: entreranno a farvi parte molti giovani sindaci che andranno ad aggiungersi ad altri due Matteo, Ricci e Richetti, mentre il vice di Renzi, Martina, farà da vicesegretario unico affiancato da persone di esperienza (Bellanova, Nannicini). L’attuale vicesegretario Guerini potrebbe andare a ricoprire un ruolo importante proprio al governo. Sarebbe questo il segnale evidente che Renzi non vuole togliergli la fiducia. Rimane aperto il capitolo legge elettorale. Lo stesso Renzi potrebbe fare in prima persona una ‘mossa’ di apertura. Già, ma con chi? FI o 5Stelle. Renzi è tentato dai secondi.

Dopo aver letto la proposta di Di Maio che contiene un premio di governabilità da dare alla prima lista e da fissare al 15% e di una soglia di sbarramento unica al 5%, Renzi ha spiegato ieri ai suoi che "quel premio è costituzionale, lo diceva già la Consulta nella sentenza contro il Porcellum". A quel punto, Renzi si porrebbe il problema delle alleanze. L’indicazione, oltre a Renzi, la offre Richetti: "Daremo vita a liste larghe guardando a Pisapia ed esperienze liberali". Frase rivelatrice che indica una cosa precisa: un ‘listone’.

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