Roma - L’accordo sulle modalità del voto online alle primarie alla fine è stato raggiunto, ma che fatica! Il Pd ha vissuto una intera giornata sulle montagne russe, tra nervosismi (dei rappresentanti di tutte le mozioni), porte sbattute, qualche urlo e, infine, un faticoso compromesso. Tanto che la Direzione nazionale che doveva decidere sulle regole del voto alle primarie slitta di ora in ora: convocata alle 12, inizia alle 19 di sera. Nel mezzo, nuove riunioni e discussioni tra gli sherpa di tutte e quattro le mozioni in campo.
Le posizioni iniziali, infatti, erano lontanissime: Bonaccini, nettamente contrario alla modalità del voto online, aveva concesso, inizialmente, una parziale apertura: voto online solo per gli iscritti e solo per quelli che lo faranno entro il 30 gennaio. Schlein, invece, chiedeva un voto online "libero" per tutti: nel primo giro (primarie chiuse) e soprattutto nel secondo (primarie aperte). Una posizione da cui non pareva voler deflettere. Contraria al voto online Paola De Micheli, più possibilista Gianni Cuperlo.
Senza l’unanimità dei quattro candidati si rischiava un voto, in Direzione, che avrebbe spaccato il partito e in modo irrimediabile. La prova di forza l’avrebbe vinta la Schlein (sui 214 membri elettivi e votanti della Direzione le aree Franceschini e Orlando, che la sostengono, godono di ampia maggioranza), ma al prezzo di una rottura verticale nel partito. Alla fine, al netto dell’accordo sulla data finale delle primarie aperte, che slittano al 26 febbraio, ecco il faticoso – e arzigogolato, come sempre, quando si tratta di Pd – compromesso, di quelli che scontentano tutti per non accontentare davvero nessuno. Ma eccolo. Viene ribadita e confermata la norma generale: si vota di persona ai seggi/gazebo (vittoria di Bonaccini). In deroga a questa (e qui canta vittoria Schlein) vengono aperte le maglie del voto, e per la prima volta, al voto online, ma per categorie limitate di persone: comprovati motivi di salute o disabilità personale o eventuali altri gravi motivi, casi e modalità che verranno definiti dalla Commissione nazionale del congresso, che ieri è stata nominata (per due terzi: 20 su 29) e ampliata. A queste deroghe pro voto online si possono aggiungere le persone residenti in località la cui distanza dai seggi renda difficoltoso il voto, sempre su criteri specifici. Il voto in deroga online potrà avvenire solo con lo Spid o metodi analoghi individuati e definiti dalla Commissione congresso e chi vuole (e può) votare online dovrà iscriversi per farlo entro il 12 febbraio su un apposito form. Resta il busillis per il voto dall’estero. Per quella fattispecie, la commissione congressuale dovrà definire criteri di sicurezza analoghi a quelli dello Spid.
Le principali mozioni in campo cantano vittoria, in particolare quelli di Schlein ("rompere il muro della partecipazione con primarie online è importante per definire il profilo di un partito unito e moderno"), ma sono tutte vittorie di Pirro. La De Micheli non vota il dispositivo finale, tutti gli altri sì: il voto finisce con un contrario e nove astenuti.
Letta, che si è speso moltissimo per raggiungere e trovare il compromesso ("il più avanzato possibile" assicura), insieme al capo segreteria, Marco Meloni, che ha mediato tra i candidati, è soddisfatto perché "abbiamo evitato spaccature deleterie", ma anche amareggiato: "Proprio oggi (ieri, ndr ), con il governo che faceva un errore del genere (quello sulle accise, ndr ), noi avevamo possibilità di fare gol a porta vuota ma non lo abbiamo fatto perché stavamo discutendo di regole". Il Pd ieri si è fatto male da solo, con relativo non sense: i giovani e chi vive in grandi città dovrà votare nei gazebo, residenti nei paesini, anziani e disabili possono farlo online…