Roma, 21 giugno 2024 – La campagna elettorale, che ha coinvolto (per la verità moderatamente) gli italiani, è finita da dodici giorni, ed è per certi versi sorprendente che, a quasi due settimane dal voto europeo, la politica italiana torni a dividere e polarizzare, scegliendo di concentrarsi su due tra i temi che, da almeno trent’anni, dividono di più l’opinione pubblica: l’autonomia e il premierato.
Di premierato e di elezione diretta del presidente del Consiglio, nel nostro Paese, si parla da tempo, a targhe alterne e con morfologie differenti, talvolta promossi da destra, altre volte da sinistra. Quel che è certo, è che i nostri concittadini non amano l’ormai proverbiale instabilità politica italiana, che ci porta a cambiare, in media, un governo ogni 14 mesi. Forse anche spinti dalla necessità di contrastare quell’instabilità politica, più di sei italiani su dieci si dichiarano favorevoli al premierato.
Certo, si tratta di un risultato trainato dagli elettori di centrodestra: tra le fila della maggioranza, infatti, i favorevoli crescono a quasi 8 su 10. L’errore che non dobbiamo compiere, però, è quello di vivere l’elezione diretta del premier come una tentazione cui sono insensibili gli elettori di centrosinistra: anche tra gli elettori di opposizione, infatti, non sono pochi i favorevoli, che sfiorano quota 40%. Da quando quello degli astenuti è il partito maggioritario nel Paese, è forse utile monitorare anche le loro opinioni, magari nella speranza che possano presto tornare a partecipare alla vita politica italiana. Bene, anche nel “partito del non voto” prevalgono i favorevoli, probabilmente anche loro mossi dalla speranza che questa riforma possa rendere più stabile e più efficiente il sistema politico italiano. Insomma, se Giorgia Meloni, come pare sia intenzionata a fare, riuscirà a non personalizzare la campagna referendaria per il premierato, tra i cittadini sembrano ad oggi prevalere i favorevoli.
Le cose cambiano, anche se marginalmente, se facciamo riferimento all’autonomia differenziata. Storica battaglia del centrodestra, e in particolare di alcune sue parti, raccoglie una quota lievemente minore di consensi, sia nel mondo del centrodestra che in quello del centrosinistra.
Per spiegare questa differenza dobbiamo tener conto del territorio: l’autonomia differenziata è gradita dalla larga maggioranza degli elettori che vivono nel Nord, mentre perde via via consenso percorrendo verso sud lo Stivale, fino a essere tendenzialmente disapprovata dagli elettori proprio del Sud e delle Isole.
Le riforme, naturalmente, non sono percepite come una priorità dagli italiani, ma hanno un impatto rilevante sul funzionamento del Paese, ed è quindi bene non derubricarle a “lontane dalla vita delle persone”. Questo anche perché gli italiani, su entrambe, un’idea se la sono fatta. C’è un dato, infatti, all’apparenza poco rilevante, che per noi ricercatori è un indicatore positivo: su entrambi i quesiti i “non sa”, gli indecisi o i disinteressati, sono largamente marginali, meno di uno su dieci, a dimostrazione di un livello di interesse e informazione sorprendentemente elevato.
* Presidente Istituto Piepoli