Mercoledì 13 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Il politologo Orsina: "Per Fratelli d’Italia il vero nodo è la classe dirigente"

Il professore: “Il bacino da cui pesca la premier è sempre troppo piccolo. Le tensioni? Scaramucce. La maggioranza non ha scelta, deve restare unita"

Il politologo Giovanni Orsina

Il politologo Giovanni Orsina

Roma, 9 settembre 2024 - Un successo europeo certo: l’accordo sui balneari. Uno probabile: quello su Fitto. E tuttavia l’immagine del governo più che rafforzata esce ammaccata dalle ultime settimane per il caso Sangiuliano.

Professore Giovanni Orsina, quanto ha indebolito l’esecutivo questa vicenda?

"Non tanto, secondo me. È stato un colpo, sì, ma di media entità. Di certo non è stata gestita bene", risponde il direttore del Dipartimento di Scienze politiche della Luiss.

L’ex ministro non l’ha gestita bene, ma ci sono anche stati errori della premier?

"L’impressione è che tanto Sangiuliano quanto Meloni abbiano fatto una gran fatica. O strappi subito o resisti fino in fondo. Ma se prima resisti, poi prendi una contromisura sbagliata come il passaggio in tivù, e infine sei costretto a mollare, dai l’impressione di giocare sempre di rimessa. Di farti imporre l’agenda dall’esterno. Ciò detto, il peccato in sé è uno di quelli che gli italiani in genere perdonano. Forse il maggior danno per il governo è che per 4-5 giorni non si è parlato d’altro. La vicenda ha oscurato persino l’accordo sui balneari con l’Europa".

C’è un problema di classe dirigente dentro FdI?

"Sì. C’è un enorme problema di classe politica in generale, figuriamoci dentro un partito che è passato dal 4 al 26% nel giro di tre anni. Il caso Sangiuliano e la scelta di Giuli come successore sono la testimonianza di quanto Meloni peschi sempre dallo stesso bacino, che è piccolo".

Deve pescare altrove?

"In un lago piccolo i pesci grossi finiscono presto. Se peschi nel mare hai più possibilità di scelta, per restare nella metafora. Meloni preferisce il lago piccolo perché vuole circondarsi di persone che conosce bene e di cui si fida. Naturalmente ci sono dei vantaggi. Però la storia prima o poi ti mette davanti a un problema grosso, e in quel momento scopri che non hai le risorse per affrontarlo. Non le auguro di arrivare a quel punto, dico solo che è statisticamente improbabile che non ci arrivi. Dovrebbe ampliare gli orizzonti, costruire un progetto politico ambizioso attorno al quale far crescere una classe dirigente pluralistica. Senza dimenticare il nucleo storico di FdI, ma ibridandolo. Ci sono spazi immensi oggi per un partito conservatore, anche in Europa".

A proposito, come esce la premier dalla partita europea?

"Se, come pare, Fitto prende una presidenza esecutiva in ambito economico, ne esce bene. Segno che la rottura non era tale e lei non era isolata. D’altra parte, che il comportamento di Meloni fosse stato concordato con von der Leyen era chiaro fin dall’inizio. Resto però convinto che, a prescindere dai risultati, avrebbe potuto giocarsela diversamente".

Cosa ha sbagliato?

"Torniamo al progetto politico ambizioso, o meglio, alla sua assenza: anche in questo caso ha agito di rimessa, ha risposto alle mosse altrui – di Scholz e Macron, in particolare – invece di prendere l’iniziativa. Per dirla in breve: tatticamente è sempre molto brava, i miei dubbi sono di natura strategica".

Questo vale anche per il governo? Ad agosto gli alleati hanno creato tensioni.

"Premesso che erano scaramucce agostane, anche qui la premier si è messa nella stessa modalità: media e risolve. Comanda, ma non anticipa".

Tajani e Salvini possono far saltare gli equilibri?

"Non hanno scelta: devono stare insieme. Salvo sorprese, mi pare che almeno per tutto il 2025 non ci sia spazio per nulla di significativo, dovessero pure andar male le regionali d’autunno. Certo, più la legislatura procede, più si aprono spaz i".

La premier deve temere il referendum sull’Autonomia?

"Dipende da quando si svolgerà. Allo stato, lo deve temere poco: è in una posizione di forza, è ancora molto popolare nei sondaggi".

Quanto può restare popolare un governo senza soldi, che non può onorare le promesse?

"Per sempre, se non c’è alternativa. Finora, comunque, i suoi elettori non hanno ottenuto poco: gli sbarchi dei migranti sono ai minimi storici, l’economia tiene, i risultati in politica internazionale ed europea arrivano...".

La separazione delle carriere e il premierato vedranno la luce?

"Tutte e due le riforme insieme è difficilissimo, ma è complicato anche il varo di una soltanto. In ogni caso, è meno difficile che arrivi a dama la separazione delle carriere perché un pezzo di opposizione potrebbe votarla".