Venerdì 21 Marzo 2025
MAURIZIO SACCONI
Politica

Politica estera comune: il futuro europeo

Il confronto prevalga sulla rissa

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo (Ansa)

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo (Ansa)

Roma, 22 marzo 2025 – Se il confronto prevalesse sulla rissa, i due schieramenti potrebbero utilizzare il Manifesto di Ventotene per comprendere reciprocamente quale modello istituzionale prediligono per la futura Europa. Nel dopoguerra la Dc e i suoi alleati, socialisti compresi, erano soliti contestare esplicitamente l’idea federalista, e non a caso giacobina, di quel documento per privilegiare la progressione, dal basso, delle grandi materie delegate al livello europeo. Si trattava di una scelta pragmatica rispetto all’utopia di cancellare le identità nazionali con un imposizione dall’alto. Ben diversa fu la condizione di partenza in America. Gianni De Michelis, che con Andreotti gestì il passaggio decisivo alla moneta unica, ipotizzava non a caso una confederazione di Stati. Negli stessi anni il Pci era semplicemente contrario a ogni processo di integrazione. Dal Manifesto di quei nobili autori derivò quindi solo un asfittico movimento federalista. Anche quando Romano Prodi diede impulso al più significativo allargamento dell’Ue, secondo il principio dell’unanimità, non immaginò certo di favorire la prospettiva federalista. Prevalse il disegno politico occidentale (e americano) di estendere la propria influenza, dopo la caduta del Muro, fino ai confini della Russia. Solo con il vertice di Pratica di Mare si cercò di correggere l’impostazione.

Ora, di fronte alle pretese di Trump (dopo Obama) per una Europa più impegnata a difendere i confini, il nodo non dovrebbe essere la separazione dalla Nato e dal suo storico fondatore, ma una redistribuzione dei pesi finanziari e politici nella alleanza. Il tema irrisolto, con tanti galli nel pollaio, rimane la disponibilità di tutti a una politica estera europea, poi dotata di un braccio militare come primo cerchio dell’esercito Nato. Ancora una volta il problema viene dai francesi mentre il nuovo cancelliere tedesco potrebbe concorrere con l’Italia ad avviare un processo virtuoso.