Roma, 21 marzo 2025 – "Con franchezza: non me l’aspettavo...". La nota delicata della voce di Renata Colorni, figlia di Eugenio (uno dei tre intellettuali, insieme ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che scrissero nel 1941 il Manifesto di Ventotene) è ferma e gentile. Ma non tentenna perché vibra di indignazione per le parole di Giorgia Meloni contro il Manifesto di Ventotene.

Signora Renata lei è furibonda, immaginiamo…
"No. L’aggettivo giusto è ’indignata’. Per vari motivi".
Il primo.
"La cosa in sé. Falsa e che non ricorda, o fa finta, come i tre signori che redassero il Manifesto fossero antifascisti. E l’antifascismo è l’elemento-cardine della nostra Costituzione e della vita e dello sviluppo dell’Italia democratica. Se le elezioni sono libere, lo dobbiamo a chi, pazientemente, ha agito da antifascista".
Il secondo motivo.
"Vedo nell’attacco della premier al Manifesto un’arma di distrazione di massa. Meloni è in palese difficoltà con i suoi alleati e deve quindi distogliere l’attenzione dal presente, dai suoi litigi, dalle sue tensioni. Lo ha fatto apposta per avere l’attenzione dei media in modo da allontanare la gente dai problemi che ha. Un’operazione politicista che non le fa certo onore".
Il terzo motivo.
"Il luogo. Ma ci rendiamo conto che ha pronunciato quelle parole in un’Aula del Parlamento, alla Camera, il tempio della democrazia? Una cosa incredibile. Uno sfregio a tutta la comunità democratica, al Paese. Veramente incredibile. E indecente".
Spinelli, Rossi e Colorni: è giusto definirli visionari? O c’è della retorica?
"In parte c’è la retorica, è vero. Ma bisogna considerare il contesto. Non dimentichiamoci che il Manifesto fu scritto in un anno, il 1941, terribile. Non dimentichiamoci che la Germania nazista era considerata come la vincitrice della guerra. Non scordiamoci il contesto, insomma. Un contesto difficile che, tra l’altro, aveva come luogo di redazione quella che un presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva definito “di villeggiatura“, altra battuta sgradevole e volgare, ma non altrettanto grave dell’attacco di Meloni".
Parliamo al presente: i giovani sono europeisti, sono stati educati all’Europa?
"Diciamo che vivono l’Europa ogni giorno come una cosa naturale. Del resto, l’Erasmus è cosa antica, ormai. Magari non sono stati istruiti sull’Europa politica che rappresenta il loro futuro".
Forse perché di Europa politica non c’è traccia..
"Vero. Non c’è".
Solo Europa economica…
"Mah, non direi. Mi pare non ci sia nemmeno quella".
Sua madre Ursula Hirschmann, femminista e socialista, moglie di Colorni e dopo la morte di questi nel 1944, di Spinelli, è figura importante.
"Certo! Aiutò tantissimo alla diffusione del Manifesto. Lei poteva, come giovanissima madre, spostarsi dal luogo di... villeggiatura e far conoscere il Manifesto. Aveva una platea vasta, anche perché parlava quattro lingue. Sì, ai tre visionari, dobbiamo aggiungere anche lei. Fu fondamentale, la mia mamma...".