Roma, 5 aprile 2023 – Cancellare dal Pnrr le opere palesemente irrealizzabili e, per non perdere nulla dei fondi del Recovery, ricomprendere nel piano i progetti attualmente in quota RepowerEu o Coesione. Alcuni dei progetti sacrificati, a loro volta, potrebbero essere recuperati inserendoli nella Coesione che concede tre anni in più rispetto al termine del giugno 2026 fissato per il Pnrr. Eccola qui, la strategia di Palazzo Chigi, che il ministro per gli affari Europei, Raffaele Fitto, è pronto ad illustrare in Parlamento, come chiesto dalla minoranza. Entro il 20 del mese sulla sua scrivania saranno arrivati i report sulla fattibilità e sullo stato di ogni opera che ha commissionato a tutti i dicasteri. A quel punto, potrà procedere con la riorganizzazione di piani e soldi nel "macro contenitore Pnrr".
In nome di quella flessibilità invocata dai più. "Il governo accoglie volentieri l’invito a riferire in Parlamento; non vi è alcuna difficoltà a farlo, ma la consideriamo anzi una opportunità", spiega il ministro che continua a tessere la tela con Bruxelles: ieri ha incontrato il commissario Ue al bilancio, Johannes Hahn. L’intenzione è quella di accettare la proposta di dialogo avanzata dagli spalti dell’opposizione sia da Conte, in nome di un patto repubblicano per l’interesse nazionale, sia dai centristi.
Sembra tramontata l’ipotesi messa sul tavolo dal capo dei deputati leghisti, Riccardo Molinari, di prendere tutti i fondi del Next Generation Eu senza bisogno di restituzione (68,9 miliardi) e di sacrificare invece una parte di quelli a prestito (122,6 miliardi). Non la bocciano solo Meloni e Fitto, ma lo stesso leader della Lega, Matteo Salvini: "Io i fondi li voglio spendere tutti e spendere bene". E aggiunge: "Abbiamo ereditato dei ritardi e dei progetti non allineati con l’investimento proposto. Se c’è da ricalibrare lo faremo".
Per la verità, quella che il ministro delle Infrastrutture ha in mente somiglia più a una riscrittura che a una rimodulazione, si tratterebbe infatti di sacrificare quattro tratte ferroviarie nazionali importanti, reindirizzando i fondi sugli Intercity e sul trasporto locale, come chiesto dalla base leghista. Salvini avrebbe poi in mente il blocco dei cantieri per gli asili nido per investire massicciamente sulla pianura Padana. Un piano più nordico che nazionale: difficilmente sarà accolto dalla premier.
Al momento però la priorità è sbloccare la terza rata del Recovery: inutile parlare di una trattativa sull’intero piano senza riuscire a prendere i 19 miliardi di quella rata. Ieri Fitto ha incontrato i sindaci di Firenze e Venezia, Nardella e Brugnaro: lo stadio Franchi e il Bosco dello Sport veneziano sono due tra i principali ostacoli che tengono al palo i soldi. Il governo ha deciso di provare a convincere la Commissione con carte che contengono "elementi utili a superare le criticità". F
arcela non è facile: gli appunti della Commissione sono basilari, sostengono che gli impianti sportivi non assolvono al compito della riqualificazione urbana, ma dal momento che a Bruxelles c’è la "volontà di collaborare", come ribadisce Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici, Meloni e Fitto intendono provarci un’ultima volta. Gli altri due ostacoli per la Ue, le concessioni per gli impianti portuali e la governance del piano, dovrebbero essere risolti con emendamenti che l’esecutivo presenterà oggi al decreto in discussione in commissione al Senato.
Il 12 aprile è la nuova data fissata ieri per l’approdo in aula del provvedimento. Ulteriori rinvii, dovendo chiudere entro il 25 del mese con il passaggio alla Camera in mezzo, sono esiziali. Tutto da rifare invece per quanto riguarda la vera strettoia che secondo il ministro dell’Economia Giorgetti (che pure ha incontrato Hahn cui ha chiesto "maggior flessibilità" sul Pnrr) ha rallentato tutto: l’inadeguatezza della P.A. Domani il governo avrebbe dovuto approvare la bozza messa a punto dal Mef, un testo che prevedeva tra l’altro 3mila assunzioni, stabilizzazione dei precari al lavoro da tre anni almeno nelle amministrazioni locali, assunzione di pensionati e facoltà di congelamento del pensionamento di dirigenti. Ma ieri Chigi ha bloccato tutto: "È una mera sommatoria di proposte di singoli ministeri, stiamo facendo un verifica di fattibilità; il testo sarà molto ridimensionato nei numeri e nell’impatto". Insomma, per velocizzare le cose nei gangli vitali della P.A. servirebbe un esercito. Ma i soldi per pagarlo non ci sono.