Torino, 16 marzo 2024 – L’usato sicuro: c’è chi definisce così Gianna Pentenero, il nome che non ti aspetti e che si aggiudica a sorpresa la candidatura del Pd alla presidenza del Piemonte. Cosa poco carina da dire a una signora di neanche sessant’anni, ma un modo per omaggiarne il curriculum spesso e per tirare il fiato sotto l’inequivocabile ammonimento del Nazareno: fermatevi o il partito esplode.
Uno spettro incombeva ieri mattina sulla conta finale dei dem piemontesi per trovare l’anti-Cirio alle regionali di giugno: Angelo Chiorazzo, proposto dal pd in Basilicata e poi sacrificato perché sgradito al M5S. E sul voto aleggiava anche l’aria di un nuovo primato: essere gli unici a bypassare l’accordo con Giuseppe Conte e i suoi, fermi sul bordo del fiume a osservare la tenzone prospettata fra i giovanissimi Daniele Valle (vicepresidente del consiglio regionale, alfiere di una tradizione governista di centrosinistra che a Torino dura ormai da 30 anni) e Chiara Gribaudo (deputata di Borgo San Dalmazzo che in Piemonte rappresenta la segretaria del partito Elly Schlein). La rottura fra i due schieramenti sarebbe stata la pietra tombale anche sul campo largo.
Invece con Pentenero, attuale assessore della giunta Lo Russo, già al servizio della Regione sotto Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino, si aspetta e si spera in un accordo difficile ma sulla carta non impossibile, anche se a botta calda il Movimento 5 Stelle sceglie di non prendere posizione: "Non ero informato di questa candidatura – fa sapere Conte da Napoli - valuteremo internamente, sentiremo anche il Pd. Evidentemente c’è una persuasione che non si era raggiunta prima, un sufficiente punto di convergenza. Ma se dovessimo registrare una divergenza non lo faremo certo pensando che abbiamo dei nemici da combattere”.
Il leader dei 5 stelle giudica il Piemonte "un tavolo di confronto faticoso”. Ricorda: “Poco tempo fa alle elezioni per il Comune di Torino il Pd ha preso una strada e il M5s un’altra. In Piemonte c’è una giunta che sta realizzando progetti in direzione diversa da quella tracciata da Appendino. Ci sono delle difficoltà. Ciò nonostante c’è stata la disponibilità a costruire la coalizione”.
Per evitare l’irreparabile all’Hotel Fortino si decide di fermare tutto dopo due ore di mediazione, con l’emissario del Pd nazionale Igor Taruffi che cerca il compromesso evocando il fantasma Chiorazzo e un via vai delle delegazioni delle due mozioni, più militante quella di area Schlein, più prefettizia quella di area Bonaccini. E spunta - in extremis e all’unanimità assoluta - Gianna Pentenero.
Classe 1964, attuale assessore a Lavoro, Sicurezza, Polizia Municipale, Attività Produttive del Comune di Torino, già sindaco di Casalborgone, è stata nel 2005 assessore all’Istruzione della giunta Bresso e poi nel 2014 sempre all’Istruzione ma anche a Lavoro e Formazione professionale con Chiamparino. Il suo è un discorso lapidario: "Si è cercato di unire e di costruire. Se non fosse stato così non avrei accettato. Ringrazio Valle e Gribaudo per il passo di lato. Adesso ci attende un lavoro di pochi mesi ma duro e complesso. Ricordando come nulla sia impossibile”.
"Ora porteremo questo nome all’attenzione di eventuali alleati – dice all’assemblea il segretario Domenico Rossi - Le porte non si chiudono mai. Abbiamo sempre invitato tutti: M5S, Azione, Italia Viva. Abbiamo sempre costruito, non abbiamo mai smesso di tessere. Se abbiamo rimandato era per aspettare l’allargamento dell’alleanza. Dobbiamo evitare il burn out di generosità”.
Nota congiunta di Taruffi e Baruffi (Davide, responsabile Pd enti locali): "Non crediamo che questo sia il tempo dei distinguo ma quello della sintesi. E rimaniamo aperti a compiere tutte le scelte utili per unire. Perché per noi le ragioni dell'unità delle forze alternative alla destra vengono prima di ogni ragione di parte”.