Lui parla ai microfoni del Tg1, per venti minuti racconta la sua versione, mostra documenti, chiede scusa, si commuove. Lei prima commenta lapidariamente con due storie su Instagram sollevando ancora dubbi, poi risponde il giorno dopo con un post, difendendosi dall’accusa di essere una ricattatrice e insinuando la presenza di una “terza persona” alla regia di tutto lo scandalo. La telenovela Sangiuliano-Boccia, triste ma vero, ha appassionato un intero Paese. Da una settimana, smartphone alle mani, seguiamo con ansia aggiornamenti, colpi di scena, nuovi scoop e dettagli di una battaglia mediatica che è molto di più di un litigio amoroso.
Una vicenda in cui la comunicazione – giusta o sbagliata che sia – ruba la scena. Per questo ne parliamo con Paolo Iabichino, esperto in materia, scrittore pubblicitario e già direttore creativo esecutivo del Gruppo Ogilvy Italia, partendo da un dato oggettivo.
Ovvero: Maria Rosaria Boccia tace, almeno fino ad ora, con i giornalisti, ma quotidianamente sforna in modo autonomo, quasi compulsivo, foto, video tra le stanze di Montecitorio, email, registrazioni telefoniche, storie in cui smentisce il ministero e la stampa, non senza errori, sbavature e frasi tipicamente da “boomer” se vogliamo. E il profilo cresce in modo esponenziale. Basta interrogare un sito di analisi di dati per notare che dal 26 agosto – giorno in cui è iniziato tutto – l’imprenditrice ha quasi triplicato in pochi giorni il numero di follower (molti dei quali probabilmente dureranno il tempo dello scandalo o magari no) passando dai 28mila di una settimana fa agli 80mila di oggi (mentre scriviamo continuano ad aumentare). Il boom c’è stato soprattutto ieri, 4 settembre, proprio nel giorno dell’intervista esclusiva del ministro sulla rete pubblica. Il tutto mentre Sangiuliano rimane teneramente fermo ai suoi 17mila e poco più di seguaci.
"Mi faccia esordire con una battuta. Sangiuliano forse avrebbe dovuto aspettare ad allontanare il suo social media manager dopo l’ultima gaffe. In questo momento una figura attrezzata per gestire la partita dal punto di vista digitale, per usare gli stessi strumenti della controparte, forse avrebbe aiutato – commenta Iabichino – Detto questo, il ministro è incappato in un incidente poco sorprendente e Boccia si è dimostrata abile. Sta rispondendo con ciò che ha in mano, non ha bisogno di altro. Sta alzando la posta. Non credo che non voglia dialogare con i giornalisti, credo che stia solo rimandando il confronto con il mainstream a quando sarà lautamente ricompensato. Lei ha capito le regole del gioco”.
Sta semplicemente creando hype?
"Assolutamente si. Non mi sembra una vendetta amorosa. Credo che entrambi abbiano giocato una partita strumentale all’interno di questa relazione: lui, il classico gioco di potere maschile, un canovaccio antico come il mondo; e lei ha manipolato questa situazione a suo favore. Non ci credo alla storia della donna ferita, al contrario penso sia una strategia raffinata, costruita a tavolino. Per quanto mi riguarda è un meccanismo anche noioso. Se non fosse che Sangiuliano ha alle spalle una collezione di gaffe grottesche, questa sarebbe una storia come tante altre, il punto è che questa è la ciliegina sulla torta”.
La spontaneità di Boccia nel comunicare, compresi quelli che possono essere gli errori di scrittura, le emoticon e le canzoni da boomer, è costruita oppure no?
“No credo che lei sia così, lei è boomer. E’ evidente che a volte scriva con emotività”
Come giudica invece la scelta del ministro di affidare la sua versione dei fatti nei 18 minuti di intervista al Tg1?
"Non credo sia una scelta del ministro, ma del governo. Il pianto di Sangiuliano sta al pianto della Ferragni dopo il Pandoro gate, hanno lo stesso tipo di cifra. Non fanno compassione, sono teatrini mediatici. La gravità è che il nostro governo consenta quei 18 minuti di occupazione televisiva per chiamare a una pubblica perdonanza l’uomo irretito dall’amante. Non escludo, poi, che possa essere addirittura una trappola e che la confessione di ieri possa servire a giustificare le future dimissioni”.
La comunicazione politica non è delle migliori quindi?
"In passato ho riconosciuto meriti comunicativi a Meloni. Credo sia quella che ha fatto meno peggio e parlo del periodo delle elezioni. Però nel caso specifico io, da uomo di comunicazione, sono imbarazzato. Perché non è possibile che un governo sia nelle mani di una figura che fino a poco fa aveva 30mila follower e che sta mettendo in ginocchio un ministro, usando il suo profilo Instagram come un sicario. Ma è stata messa nelle condizioni di poterlo fare. Anche la strategia difensiva delle prime ore, mirata a squalificarla come arrivista, è stata abbastanza meschina”.
Più che geniale lei, è stato ingenuo lui?
"Si lei brava, bravina. Diciamo che ha pescato un jolly e Sangiuliano nella figura di giullare ci sta benissimo”.
Sgonfiata la bolla, il ministro potrebbe pensare di assumerla come social media manager?
Iabichino ride alla nostra battuta. Chissà chi riderà alla fine di tutta questa storia.