Martedì 12 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Politica

Cambiamenti climatici, il ministro Pichetto Fratin: "Entro la fine dell’anno avremo il piano nazionale"

Il titolare dell’Ambiente: “Pronto lo studio che attendiamo dal 2015, conterrà 361 misure per rendere finalmente più sicuro il nostro territorio"

L'alluvione in Toscana

L'alluvione in Toscana

Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, l’Italia vive ormai uno stato di calamità climatica permanente. Che ne è del piano di adattamento ai cambiamenti climatici che il Paese attende dal 2015?

"È in arrivo. È una delle prime azioni che abbiamo voluto rimettere in moto dopo anni di immobilismo. Il ministero dell’Ambiente ha riavviato l’iter di valutazione ambientale e strategica per l’approvazione del ’Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici’, che si è chiuso questa estate. Sono 361 misure per rendere più sicuri i territori e i cittadini. Adesso il ministero, con il supporto di Ispra, sta recependo le moltissime osservazioni che sono state proposte da tutti i soggetti interessati. Contiamo di chiudere entro la fine dell’anno".

Dal Pnrr sono stati esclusi molti interventi per il dissesto ideologico. Ci sono nel bilancio dello Stato le risorse per la messa in sicurezza del Paese promessa dal governo? E riusciremo a spenderle?

"La rimodulazione del Pnrr non ha comportato alcuno stralcio di fondi destinati al dissesto idrogeologico: si trattava di progetti in essere che continueranno la loro attuazione secondo le fonti di finanziamento che li hanno attivati. Le risorse per contrastare il dissesto idrogeologico e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici ci sono, ma è importante accelerare i processi di spesa da quando le risorse vengono destinate a quando vengono utilizzate sul territorio realizzando concretamente le opere necessarie. E questo è il lavoro più importante che dobbiamo fare: rendere operative le ingenti risorse che già ci sono".

Per combattere i cambiamenti climatici, che aggravano il rischio, servono adattamento, ma anche mitigazione. L’Italia è in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi?

"L’Italia ha ribadito l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e di voler raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Semmai, nelle varie riunioni internazionali, come la Cop, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ragioniamo su come accelerare il raggiungimento di questi obiettivi. La Cop 28, che si terrà tra qualche settimana a Dubai, si è posto il difficile compito di ricucire il divario tra i Paesi ricchi e i Paesi in via di sviluppo. La mitigazione e l’adattamento devono essere integrati in ogni decisione economica e finanziaria a livello nazionale e globale, oltre che nei bilanci nazionali. Solo in questo modo possiamo realmente coniugare la lotta al cambiamento climatico con le esigenze di sviluppo che i nostri cittadini ci chiedono".

Non ci stiamo affidando troppo ai combustibili fossili, in particolare al gas, e troppo poco alle rinnovabili?

"Abbiamo scritto un Piano energia e clima (Pniec) ambizioso e insieme realistico, consapevoli come siamo che ogni processo che avviamo debba avere solide basi scientifiche, ma restando sempre in contatto con la realtà del Paese. L’obiettivo certificato con il nostro Piano è arrivare al 2030 ad aver installato 131 Gigawatt di potenza rinnovabili: a quella esistente si dovranno aggiungere 70 nuovi GW. Il percorso di velocizzazione delle procedure autorizzative avviato dal ministero dell’Ambiente, ci ha permesso di raggiungere già nel 2022 i 7 Gigawatt di nuovi impianti autorizzati. Il nostro obiettivo è di superare, a partire dal 2023, i 10 Gigawatt di impianti autorizzati, al fine di produrre entro il 2030 i due terzi della nostra energia elettrica da fonti rinnovabili. Mi pare un target importante".

Riusciremo a chiudere le inquinanti centrali a carbone ancora esistenti in Italia, e quando?

"Con una ordinanza di luglio, grazie ai risultati raggiunti con le politiche di diversificazione messe in atto dal governo, ho potuto chiedere a Terna di fermare la produzione di energia elettrica derivante da olio combustibile e dalla centrale a carbone di Monfalcone, e di ridurre al minimo la produzione di energia dalle altre centrali a carbone. In poche parole, abbiamo fermato le centrali a olio combustibile e teniamo in moto, al minimo, quelle a carbone, per ragioni geopolitiche legate ai conflitti in atto, al fine di garantire sempre la sicurezza energetica nazionale. Confermo che l’uscita dal carbone dell’Italia è prevista dal Pniec entro il 2025".