Venerdì 21 Febbraio 2025
REDAZIONE POLITICA

Perché Delmastro è stato condannato: il caso Cospito e le rivelazioni di Donzelli

Il Tribunale di Roma ha stabilito una pena (sospesa) di 8 mesi di carcere per il sottosegretario alla Giustizia, accusato di aver diffuso atti coperti da segreto. La procura aveva chiesto l’assoluzione. “Sentenza politica, nel collegio giudici di sinistra”. Anm: “Attacchi sconcertanti”

Roma, 21 febbraio 2025 – Otto mesi di carcere con pena sospesa. E’ questa la condanna di primo grado decisa dai giudici per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, avvocato e deputato di Fratelli d’Italia. Di cosa è accusato Delmastro? Secondo l’ottava sezione collegiale del Tribunale di Roma ha diffuso notizie coperte dal segreto di ufficio riguardo l’anarchico Alfredo Cospito, detenuto in regime di 41 bis, il cosiddetto ‘carcere duro’. 

Alfredo Cospito

La vicenda risale al gennaio 2023: in quel periodo tiene banco sui media e nell’agenda politica il caso di Cospito, condannato a 9 anni per la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e a 23 anni per l’attentato alla scuola dei carabinieri di Fossano. Cospito è in sciopero della fame contro i 4 anni di 41 bis comminati per strage terroristica. E’ arrivato a perdere 35 chili ed è appena stato trasferito dal carcere di Sassari a quello di Opera di Milano dove può essere seguito meglio dal punto di vista sanitario. 

L’intervento di Donzelli

In un intervento alla Camera il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, attuale vicepresidente del Copasir, fa riferimento ai colloqui intercettati in carcere tra Cospito, un boss della Ndrangheta Francesco Presta e un camorrista, Francesco Di Maio. In quelle conversazioni Presta incoraggiava Cospito ad insistere nella sua battaglia – lo sciopero della fame – contro il 41 bis: “Devi mantenere l’andamento, vai avanti”. L’anarchico rispondeva: “Fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma”. Donzelli cita quelle frasi, per puntare il dito contro il Pd, e in particolare contro Andrea Orlando, Debora Serracchiani, Walter Verini e Silvio Lai, che erano andati a far visita a Cospito in carcere, ritenendolo il Partito Democratico complice di un sodalizio anarchico-mafioso. 

Il ruolo di Delmastro 

Donzelli allora non era solo compagno di partito di Delmastro ma anche il suo coinquilino. I due infatti si appoggiavano nella stesso alloggio per le trasferte romane. E’ evidente quale sia la talpa del vicepresidente del Copasir. Dopo l’intervento di Donzelli in Aula il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli presenta un esposto alla magistratura. Viene aperto un fascicolo e Delmastro viene indagato per rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio.

Donzelli ha confermato durante il processo di aver appreso da Delmastro le informazioni captate dal Gom (il Gruppo operativo mobile della penitenziaria) e trasmessa al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) che ne aveva fatto una relazione poi trasmessa al ministero della Giustizia. Delmastro, secondo la sua versione, avrebbe citato a memoria i passaggi delle intercettazioni, senza fornire alcun documento scritto. 

La richiesta di assoluzione e la condanna

Da parte sua Delmastro ha sempre sostenuto che quei file non erano coperti da segreto. La sua tesi è stata accolta sostanzialmente dalla pubblica accusa che ha chiesto prima l’archiviazione dell’indagine a suo carico, e poi, dopo l’imputazione coatta del giudice, dell’assoluzione, perché “il fatto non costituisce reato”. 

I giudici dell'ottava sezione penale del Tribunale di Roma hanno invece ritenuto il sottosegretario colpevole, stabilendo una pena di 8 mesi con sospensiva (sospesa anche l’interdizione dai pubblici uffici). Gli sono state riconosciute le attenuanti generiche. 

Nel processo Andrea Orlando, Debora Serracchiani, Walter Verini e Silvio Lai sono parte lesa. Respinte le loro richieste di risarcimento, pari a 5 euro. Una cifra simbolica.

Delmastro contro la magistratura “di sinistra”

La sentenza è “politica” secondo Delmastro che ha confermato di non voler lasciare la sua carica, blindata anche da Giorgia Meloni. "Sono sconcertata”, il commento della premier alla notizia. Delmastro ha annunciato il ricorso in appello (“aspetto le motivazioni”): in un’intervista al Corriere della Sera chiama in causa un “segmento di magistratura” che in questi anni “ha esondato rispetto ai propri poteri e prerogative". "Spero non si apra un'indagine per ogni vagito della sinistra. Anche se c'è sempre un Bonelli pronto a una denuncia – prosegue Delmastro – È un dato di fatto che il collegio fosse fortemente connotato dalla presenza di Md (la corrente di sinistra, ndr) anche dopo la sostituzione di un componente avvenuta due udienze fa. Sono stato condannato contro ogni ragionevole certezza della mia estraneità ai fatti” ma “sono certo che ci sarà un giudice a Berlino", aggiunge scomodando una nota citazione. Il senso è: “La verità alla fine verrà fuori”. 

Anm: “Attacchi sconcertanti”

La reazione dell’Anm – sindacato della magistratura – non si è fatta attendere. "Siamo sconcertati nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza” – afferma la Giunta dell’associazione –. Siamo disorientati nel constatare che il ministro della Giustizia (il riferimento è a Carlo Nordio) auspica la riforma di una sentenza di cui non esiste altro che il dispositivo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche".