Bologna, 18 novembre 2024 – Nato tre volte. Il nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale – con la lettera ‘d’ minuscola che racconta una storia di migrazioni, sacrifici e successi che dal 1400 ci portano da Monticelli a Ravenna – è nato tre volte, sì.
La prima a Cesena, nel gennaio 1985: per questo, nella regione che si riconferma fortino della sinistra nonostante la scarsa partecipazione, è il primo governatore millennial, ma non il primo trentenne (nel ’90 toccò a Enrico Boselli, socialista, a 33 anni).
La seconda volta, sempre a Cesena, nel gennaio 2011: a Cervia un colpo di sonno lo fa uscire di strada con l’auto. L’incidente è terribile: dieci giorni di coma farmacologico, polmoni collassati, interventi, e qui torna Cesena con il suo ospedale, luogo della prima e della seconda nascita.
La terza volta è a Bologna, in una giornata di novembre che pare gennaio: alle 15 di oggi gli exit poll raccontano di un divario incolmabile, come i sondaggi delle ultime settimane.
A tarda sera de Pascale è presidente, la civica Elena Ugolini sostenuta dal centrodestra è battuta con oltre sedici punti di scarto: l’Emilia-Romagna si conferma opposizione d’Italia, visto che conta anche su segretaria (Schlein), presidente (Bonaccini) e volto nuovo della continuità discontinua (sulla sanità per esempio) Pd, leggi de Pascale.
Il primo partito, in una terra che in passato portava alle urne il 97% degli aventi diritto, la terra di Dozza e Dossetti, di Peppone don Camillo e poi della discesa in campo di Berlusconi e del pullman di Prodi, del V-Day di Beppe Grillo e delle Sardine, è però l’astensione, quasi al 54%.
Stefano Bonaccini, nel primo mandato, fu votato dalla maggioranza ottenuta appena fra un elettore su tre; de Pascale fra meno di uno su due. Non a caso è la terra delle disastrose alluvioni e dello scontro istituzionale col governo: quelle da 17 morti di maggio 2023 tra Bologna e la Romagna, quelle di settembre 2024 con epicentro a Traversara di Bagnacavallo (dove non a caso ha forse vinto Ugolini) e di ottobre con l’acqua vomitata dalle viscere di Bologna.
Bologna, croce e delizia di ogni presidente emiliano-romagnolo, era stata decisiva per Bonaccini nel duello contro la Lega del 2020 (quello dei sondaggi che lo davano perdente, quello di Matteo Salvini-Lucia Borgonzoni e della scampanellata al Pilastro), con oltre centomila voti di ‘tesoretto’.
Questa volta non è servito: per de Pascale bastano oltre 915mila voti (Bonaccini ne ottenne un milione e 200mila, ma col 67% di affluenza), mentre Ugolini si ferma a 646mila (Borgonzoni superò il milione). Dunque il risultato (che sotto le Torri porta de Pascale al 63%, superato solo da Modena e Reggio Emilia; Ugolini primeggia solo a Piacenza) può essere letto come un forte consenso per il lavoro della giunta Bonaccini e delle amministrazioni comunali compresa quella di Matteo Lepore, che ora si ripropone con forza per il voto del 2027.
E i partiti? Il Pd, quasi al 43%, da solo avrebbe vinto le elezioni. Alleati ridimensionati al 5% di Sinistra-Verdi; M5s e lista personale di de Pascale di poco sopra il 3%.
Alle ultime Europee il campo largo era sopra di 18 punti con il Pd al 36%, dunque è chiaro chi vince le elezioni (non a caso il segretario dem Luigi Tosiani può finire in giunta). Nel centrodestra, FdI scende dal 28 al 24% (ma la lista Ugolini drena il 5%), Forza Italia e Lega passano da sopra a sotto il 6%.
E i candidati? Elena Ugolini sapeva di essere “partita dovendo di scalare una montagna” e tutti, dice oggi, “mi avevano sconsigliato di fare questo passo, ma io volevo mettere al centro alcuni punti fondamentali”.
De Pascale ha passato la giornata con gli amici e alleati più vicini, dalla consigliera regionale uscente Manuela Rontini (la ‘Miss Wolf’ risolvi-problemi della campagna elettorale e della futura giunta) al sindaco di Cesena Enzo Lattuca. Più di un collega, un fratello: “Michele sarà un grande presidente, per determinazione e tenacia. È un grande politico e un grande uomo, ascolterà tutti – spiega Lattuca –: sa tenere alto il morale quando conta e ha cuore. Ha imparato a non arrendersi nei momenti più difficili della sua vita”.
Era accaduto con l’incidente. Poi con un altro schianto, quello in cui era morto Enrico Liverani, che doveva essere sindaco a Ravenna, proprio al posto di de Pascale. “E anche in tante altre occasioni”, dice Lattuca con un sorriso commosso.
A pranzo, nel classico ‘da Bertino’ a Bologna, tortellini in brodo di cappone, come vuole la tradizione emiliana. “E una bottiglia di sangiovese, perché siamo romagnoli”, conclude Lattuca ripensando alla tavola propiziatoria. Pareva già una festa. E festa è.