Roma, 22 settembre 2018 - Nuove indiscrezioni sulla riforma delle pensioni sulla quale il governo sta lavorando. Secondo quanto apprende l'Ansa si ipotizza quota 100 e un minimo di 62 anni di età e 36-37 anni di contributi. Con minimo 36 anni di contributi uscirebbero nel 2019 circa 450 mila lavoratori in più rispetto alle regole attuali. Con 37 anni l'uscita riguarderebbe 410 mila persone in più rispetto all'attuale sistema. Al momento sembra che l'asticella dei contributi per andare in pensione con quota 100 sia fissata a 37 anni ma si lavora, soprattutto su pressione della Lega, per portarla a 36.
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Salvini: "Vogliamo rispettare gli impegni presi"
In un'intervista al Messaggero Veneto oggi Matteo Salvini, in merito alla modifica della Legge Fornero, aveva già annunciato: "Sarà l'intervento più importante, da almeno 7-8 miliardi. Non vedrete sconticini alla Pd, ma qualcosa che consentiràa 300-400mila persone di andare in pensione, liberando altrettanti posti di lavoro". E sul recupero delle risorse: "Stiamo tagliando tutte le spese inutili, gli sprechi. E poi lo ribadisco: se si vuole realizzare un'operazione che rilancia lavoro e crescita non possiamo 'impiccarci' alla percentuale. L'impegno - ha precisato - è quello di mantenere il rapporto deficit/Pil sotto al 3%, ma se dobbiamo aumentare il primo di qualche decimale, per fare ripartire il Paese io lo faccio a occhi chiusi". Il ministro Tria non sembra d'accordo? "Il suo mestiere è, giustamente, quello di tenere i cordoni della borsa, ma è ministro di un governo che vuole rispettare gli impegni presi. Non pretendo tutto e subito, ma a Tria, come Lega, abbiamo detto che le politiche di tagli e austerity negli ultimi anni hanno fatto aumentare il debito pubblico di 250 miliardi e che, per ridurlo - ha concluso - bisogna spendere quello che si ha con intelligenza, facendo crescere il Pil".
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Ma il governo lavora su più fronti. Oltre alla quota 100 con doppio paletto per andare in pensione anticipata prima dell'età di vecchiaia, il governo sta studiando anche la possibilità di ridurre gli anni di contributi necessari ad andare in pensione anticipata indipendentemente dall'età anagrafica. Nel 2019 i contributi previsti per uscire dal lavoro a qualsiasi età salgono a 43 anni e 3 mesi (42 anni e 3 mesi per le donne) e il governo studia di ridurli anche se appare difficile fissarli a 41 anni e mezzo come ipotizzato in principio. Si lavora quindi all'uscita per l'anno prossimo di oltre 400 mila persone dal lavoro in aggiunta a quelle previste con le regole attuali e la percentuale dovrebbe essere del 60% per il settore privato e del 40% in quello pubblico.
"Sono giorni importanti per il nostro Governo perché siamo ad un bivio. E guardate che non c'è da scegliere tra la strada del deficit o quella del rigore. Chi la pensa così sbaglia. Siamo chiamati a fare una scelta molto più importante: dobbiamo decidere se avere il coraggio di stravolgere gli schemi e superare i dogmi del passato, oppure adeguarci a quello che i parrucconi di questo Paese sostengono, nulla di quello fatto negli ultimi 20 anni", ha scritto il vicepremier Luigi Di Maio sul blog dei Cinque stelle.
"Non voglio enfatizzare troppo questo momento, ma gli attribuisco un valore profondo. I Governi del passato si sono sempre compromessi perché sceglievano la via più semplice per se stessi e più difficile per i cittadini: quella delle carte a posto. Io sono dell'idea invece che i rischi ce li dobbiamo prendere noi che siamo all'interno di questi palazzi e non gli italiani. I cittadini hanno tirato già troppo la cinghia in questi anni per essere immolati ancora una volta sull'altare del debito, dello spread, della sobrietà e dei sacrifici", ha aggiunto Di Maio.