"Certo che ci sono i mal di pancia". Sono consapevoli anche i sostenitori della nuova segretaria, ma non si sentirà un lamento fino alla definizione dei nuovi organigrammi. Da "extraterrestre" caduta come David Bowie su un pianeta come il Pd, che in 15 anni ha fagocitato 8 segretari, la sfida per Elly Schlein è infatti "coniugare la domanda di radicalità che esprime con la tenuta degli equilibri interni" di un partito articolato in correnti, correntine, conventicole e potentati locali. E questo, volente o nolente, è il cimento che l’aspetta nei prossimi giorni. A cominciare dall’assemblea nazionale del 12 marzo in cui per statuto saranno eletti presidenza, vicepresidenza, vicesegreteria, tesoreria e Direzione nazionale. Primo passaggio di verifica dei margini di gestione più o meno unitaria del partito, come auspica lo sconfitto Stefano Bonaccini, che l’altro ieri ha avuto un primo abbocco con la neosegretaria a Bologna e che sarebbe ben lieto di assumere la presidenza del partito.