Roma, 21 giugno 2023 – Onorevole Paola De Micheli, lunedì la direzione nazionale ha votato solo l’agenda proposta dalla segretaria e non la sua relazione. Significa che sulle questioni inerenti il partito la minoranza non sarebbe stata disposta a votare la relazione?
"La domanda sulle modalità del voto finale va posta alla maggioranza".
Di sicuro però il dibattito non ha riguardato le proposte di mobilitazione, ma le questioni relative al partito e le alleanze...
"Gli interventi hanno tutti riconosciuto che la mobilitazione proposta dalla segretaria sarà utile. Certo è che anche da parte del gruppo dirigente in carica è stata avanzata con forza la richiesta di maggiore collegialità. Una grossa parte della discussione ha riguardato la partecipazione alla manifestazione dei 5 stelle: su questo sicuramente ci sono stati molti distinguo. Anche da parte di coloro che fanno parte della segreteria".
E la segretaria ha recepito questa istanza?
"Io penso che Schlein abbia fatto e stia facendo un tentativo di apertura. Compresa la scelta di non tagliare il lungo dibattito. Detto questo, è evidente che la discussione c’è tutta dentro il Pd. Non serve nascondersi dietro un dito. È una discussione che riguarda come si costruisce un partito nuovo e come si affrontano i temi dirimenti, la collegialità e il fatto che non basta inserire le persone in un organismo per riconoscere il pluralismo. Mi viene in mente l’intervento di una giovane dirigente che ha difeso i giovani ecologisti e le ragioni del loro cosiddetto "ecovandalismo". Insomma: la discussione interna al Pd c’è. E il piano di Schlein ha in parte dato alcune risposte, ma non tutte quelle richieste".
A cominciare da quali?
"Dal fatto che in vista delle amministrative del 2024 e 2025 dobbiamo costruire delle coalizioni nelle quali il Pd dovrà avere un ruolo guida, per me egemone, senza andare a rimorchio di altri. Sono le cose di cui parlano i nostri iscritti sul territorio, non solo i dirigenti in Transatlantico".
Preoccupati insomma?
"C’è una certa preoccupazione, cui la segretaria ha risposto nella sua replica. E ci auguriamo che questa sua disponibilità si trasformi in fatti sia sui percorsi elettorali che politici. Il punto non è solo posizionarsi su singoli temi, ma avere un’idea dell’Italia alternativa a quella delle destre, vincente e attrattiva per le forze e gli elettori di sinistra. Abbiamo, per esempio, un enorme problema al Sud. Dove finalmente pare si sblocchino alcuni congressi. Ma c’è una grandissima fatica. Bisogna riorganizzare un partito con la capacità attrattiva di porsi a capo di una coalizione e portarla alla vittoria".
La segretaria rivendica il mandato ottenuto con le primarie. C’è il rischio che così si acuiscano le divisioni interne?
"Il mandato rifondativo è chiaro. Ma il posizionamento politico di fondo deve avere una coerenza coi valori e tenere insieme una prospettiva all’insegna del pluralismo che, questo sì, è un valore fondativo. Mi rendo conto che è una responsabilità enorme, tanto è vero che siamo tutti disponibili ad aiutare. Posso dire per certo che nessuno ha in testa di logorarla, ma tutti chiedono di esser ascoltati e a lei riconoscono la capacità e il dovere di fare una sintesi che garantisca cittadinanza a tutti nel Pd".
A proposito di valori. Possibile che il solo spostare l’accento sulla parola pace diventi motivo di distinguo interno, quando invece è l’aspirazione del popolo di sinistra e cattolico?
"Sostenere ancora l’Ucraina non significa non essere promotori di pace. C’è un cambio di scenario in corso: noi stiamo aiutando un Paese invaso e vogliamo una pace giusta, con condizioni che non siano di resa per un popolo che sta difendendo la propria indipendenza e libertà".