Roma, 16 settembre 2018 - Metti una sera a cena. E' la mossa di Carlo Calenda che invita formalmente - con tanto di annuncio su Twitter - Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti a sedersi allo stesso tavolo per tirare le fila di quanto sta accadendo nel Pd. L'ex ministro dello Sviluppo coglie al volo un commento di un utente per lanciare la cena a quattro. "La Storia non sarà clemente con i quattro leader che condividono la stessa linea politica, se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del Pd verso l'irrilevanza e la sottomissione al M5s", scrive 'giuliano da empoli' sul social network. "Hai ragione", gli risponde Calenda. E pubblica il suo "invito formale" a Gentiloni, Renzi e Minniti. "Per essere operativi e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo", scrive ancora l'ideatore di Fronte Repubblicano. Che incassa subito il primo ok da parte di Matteo Renzi. Fonti vicine all'ex segretario fanno sapere che c'è massima disponibilità a partecipare alla cena, a condizione che sia chiaro che non c'è nessun accordo possibile coi Cinque Stelle e con la Lega.
Hai ragione Giuliano. Questo è un invito formale. Vediamoci @PaoloGentiloni @matteorenzi #minniti. Per essere operativi e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo. https://t.co/RyduYib8hs
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) September 16, 2018
LA MOSSA DI CALENDA - La cena lanciata da Calenda è l'immediata reazione alle dure parole pronunciate ieri dal presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini, alla festa di Left wing. "Stracciamo lo statuto del Pd - lo sfogo di Orfini - sciogliamolo e rifondiamolo". E ancora: "Non serve cambiare nome. Mettiamo insieme un pezzo di Paese che non condivide le politiche di questo governo: dobbiamo costruire una risposta dopo la sconfitta che sia all'altezza della sfida". Perché "il partito com'è oggi non funziona. Mi rivolgo a tutti, basta questa distinzione con la società civile, decidiamo insieme la linea politica e la leadership".
Frasi che hanno fatto discutere le tumultuose anime del Pd. "Un'altra scusa per non fare il congresso. Hanno paura! - attacca Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e candidato alla segreteria Dem - . Pur di non far vincere me preferiscono far chiudere il Partito democratico". Un'accusa diretta ai renziani che al momento non hanno il candidato, data l'indisponibilità più volte manifestata da Graziano Delrio. Critiche anche da Marina Sereni, a nome di Areadem, la corrente che fa capo a Dario Franceschini.
E il segretario Maurizio Martina rincara: "Più che discutere di scioglimenti del Partito Democratico o di rinvii del congresso - ha detto -, facciamo invece tutti un passo avanti per il futuro, nel segno della giustizia sociale e della solidarietà".
RENZI - "Non temiamo certo il congresso, quando Martina si dimetterà, l'ex premier indicherà il candidato". È la posizione espressa da fonti vicine a Renzi rispetto alla polemica aperta nel Pd dalla proposta di Matteo Orfini. Per Renzi, che sarà in Cina fino a giovedì, ha parlato Lorenzo Guerini stamani: nessun rinvio, si facciano i congressi come previsto. I primi dati della Toscana, peraltro, si sottolinea, vedono la candidata Renziana, Bonafè, al 72%.
Nel pomeriggio è lo stesso Renzi a dire la sua su Facebook. "Il Pd deve smetterla col fuoco amico che troppe volte ha colpito e indebolito chi stava al Governo", scrive l'ex segretario. "Ci sarà un congresso e chi lo vincerà avrà l'aiuto degli altri", aggiunge prima di richiamare il partito a "un'opposizione dura".