Roma, 28 maggio 2020 - Altro che spiagge, altro che mare. A ombrelloni ormai piantati, il sovranismo regionale occupa gli arenili. Nella maratona verso l’auspicata riapertura della mobilità interregionale – a partire dal 3 giugno – le principali regioni turistiche del sud si mettono di traverso al governo che pure sul tema aveva ammonito: sui confini decidiamo noi. Preoccupate dalla risalita dei contagi nelle aree più esposte, vogliono il certificato di negatività al Coronavirus dai turisti in arrivo (con test salivare rapido).
"Me ne ricorderò", reagisce il sindaco di Milano Beppe Sala, subito attaccato dalla Lega, che nella vicenda sembra parteggiare più per il governatore sardo-leghista Christian Solinas che per i lumbard davanti al catalogo vacanze. Una polemica ustionante aperta via Facebook da Sala con l’invito a preferire la Liguria (che accoglierà "a braccia aperte" i milanesi), anziché le regioni affezionate a "patente di immunità" o storie "del genere".
Durissima la replica di Solinas: "Sala in materia di Coronavirus dovrebbe usare la decenza del silenzio, dopo i suoi famigerati aperitivi pubblici. Nessuno ha chiesto improbabili patenti di immunità, ma un semplice certificato di negatività". Controreplica di Sala: "A Milano di accenti milanesi se ne sentono pochi. Abbiamo sempre accolto tutti: sentirci trattare da untori, una volta che siamo in difficoltà, non è la cosa più bella".
«Non abbiamo lezioni da dare. Ma nemmeno da prendere. Nessuno piega la testa ed espone all’insicurezza i cittadini e le nostre famiglie perché qualcuno minaccia", è la bordata del presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana con tanto di macabro raffronto: "Non vantiamo nessun Trivulzio su cui piangere". "Servirebbe una patente sanitaria almeno per gli stranieri", rivendica il governatore siciliano Nello Nusumeci. E anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris chiede al governo aperture differenziate: "Non ci sono le condizioni per consentire liberamente gli spostamenti da Lombardia e Piemonte".
Insomma, il ferreo auspicio di Sardegna e Sicilia di non consentire sbarchi liberi e i reiterati distinguo provenienti dalla Campania, con la saldatura politica tra Regione e Comune di Napoli, aprono uno scenario da battaglia per la Conferenza Stato-Regione di domani nonché un rilevante problema politico: privilegiare l’uniformità da martedì 3 giugno (come chiede il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini), oppure escludere dal via libera specifiche zone rosse? Nulla è escluso, anche se il semaforo verde è l’ipotesi di gran lunga preferita dal premier Giuseppe Conte in vista del contestuale abbraccio senza quarantena agli arrivi da Regno Unito e area Scheghen.
Palazzo Chigi e Farnesina lavorano per accreditare l’immagine di un Paese pronto per riconsegnarsi al turismo internazionale senza perdere quote di mercato a favore di Francia, Spagna, Croazia e Grecia. Ecco perché il can can sul "passaporto sanitario" è visto malissimo. Specie in queste ore cruciali, quelle in cui tour operator e singoli nuclei familiari orientano le proprie scelte scansando ogni fonte di incertezza. Senza contare, sul piano strettamente scientifico, che i test salivari rapidi invocati dalla Sardegna "non sono ancora validati" – ricorda il direttore dello Spallanzani Giuseppe Ippolito – e la stessa Oms nega alla radice ogni supposta "patente di immunità". Anche per questo ogni eventuale ’trovata’ regionale sarà combattuta a suon di impugnazioni.
Federalberghi, Confindustria e Confcommercio Sardegna temono per l’intera stagione: "Il piccolo movimento di prenotazioni cominciato nei giorni scorsi si è già arrestato e ricominciano le disdette, ne arrivano a centinaia ogni giorno". Con gran gioia della concorrenza, dall’Emilia Romagna al Veneto, dalla Liguria al Friuli, dalla Toscana alle Marche.