Sabato 4 Gennaio 2025
LIVIO GIGLIUTO*
Politica

Le sfide dei partiti nel 2025. FdI al bivio tra crescita e leadership

Meloni deve decidere se rafforzare il proprio partito, col rischio di indebolire la coesione della coalizione

Roma, 2 gennaio 2025 – Chi non resiste al fascino delle serie televisive sa che i primi minuti di una nuova stagione sono dedicati all’immancabile ‘riassunto delle puntate precedenti’, essenziale per riprendere il filo delle trame principali e intuire come si svilupperanno gli eventi nella stagione che sta per iniziare. Allo stesso modo, per comprendere cosa potrebbe riservarci il 2025 della politica italiana, è utile riassumere il 2024, soffermandosi sulle principali sfide dell’anno appena concluso.

Nel centrodestra, il principio dei vasi comunicanti ha rafforzato il ruolo di partito dominante di Fratelli d’Italia, che a fine 2024 ha non solo mantenuto, ma anche accresciuto il proprio consenso, raggiungendo stabilmente il 30%. La sfida ora è duplice: può il partito di Giorgia Meloni superare questa quota, sfidando le vette raggiunte nel recente passato da altri partiti (come il 40% del Pd di Renzi, il 34% della Lega di Salvini o il 32% del M5s)? E, soprattutto, conviene alla premier cannibalizzare il consenso dei suoi alleati, rafforzando così la propria leadership, ma indebolendo la coesione della sua coalizione?

Già, perché se Forza Italia sorride, avendo guadagnato consensi nel corso del 2024, la Lega, che alle elezioni europee ha mantenuto sostanzialmente le percentuali delle politiche del 2022, negli ultimi mesi sembra registrare una flessione che la rende terza forza nella compagine di governo. In più, Matteo Salvini deve gestire una dialettica interna al suo Partito ulteriormente vivacizzata dall’ingresso di Roberto Vannacci, che ha portato molte preferenze ma anche qualche polemica in più.

Giorgia Meloni, dal canto suo, chiude il 2024 con un gradimento personale in lieve crescita, una rarità tra i presidenti del Consiglio di estrazione politica, che di solito tendono a logorare il loro indice di fiducia piuttosto rapidamente. Anche Antonio Tajani ha registrato un aumento significativo di popolarità, grazie agli ottimi risultati elettorali del suo partito, che ha saputo rafforzarsi nel difficile passaggio all’era post Berlusconi.

Passando alle opposizioni, il Partito democratico si è mostrato in salute, guadagnando tre punti percentuali nel corso del 2024. Alleanza verdi e sinistra, una delle ‘rivelazioni’ del 2024, ha ottenuto una crescita simile. Il Movimento 5 stelle ha vissuto al contrario un anno turbolento, in cui le tribolazioni interne hanno certamente contribuito a determinarne una flessione importante, anche se parzialmente riassorbita nelle ultime settimane.

Discorso a parte meritano le forze centriste che guardano, tendenzialmente, al centrosinistra: Azione e Italia Viva hanno perso quota a causa, forse, della mancanza di una prospettiva chiara, un limite non da poco in una politica che torna a scommettere sulla sfida tra due coalizioni, ma rappresentano ancora una quota importante di elettori e la loro presenza, insieme a quella di +Europa, nell’ormai famoso campo largo (che forse ha bisogno di un nuovo nome meno logorato), come hanno dimostrato le recenti elezioni regionali, sembra preziosa se non determinante per essere davvero in grado di competere con il centrodestra.

È ancora questa la sfida principale per Elly Schlein, anche lei, come Nicola Fratoianni, protagonista di una poderosa crescita di gradimento nel corso dell’anno appena trascorso, ma la cui parabola è legata a doppio filo alla missione di costruire e tenere unita la coalizione. Un problema che Giorgia Meloni, nonostante la dialettica interna alla maggioranza, sembra ancora non avere.

*presidente dell’Istituto Piepoli