Roma, 12 agosto 2023 – Il tavolo governo-opposizione sul salario minimo si è chiuso senza risultati: quale la sua valutazione?
"Quando c’è un confronto è sempre un fatto positivo, purché, poi, anche le decisioni conseguenti siano positive – avvisa Pierpaolo Bombardieri, il numero uno della Uil –. La sensazione, invece, è che, al di là delle buone e apprezzabili intenzioni, non vi sia ancora chiarezza sul merito".
Il salario minimo dovrebbe essere un argomento di interlocuzione innanzitutto con le parti sociali e tra le parti sociali?
"Per l’appunto, come tutti i temi, d’altronde, che hanno ripercussioni sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. In questi casi servirebbe un confronto vero con le parti sociali: ma, purtroppo, non accade sempre così. La politica rischia di farsi condizionare da posizioni ideologiche più che dal merito delle questioni e così facendo finisce con l’assumere decisioni che sono lontane dalla realtà e dai bisogni reali delle persone. La nostra proposta sul tema è nota e chiara: speriamo che chi deve decidere ci ascolti".
Quale è la vostra proposta?
"È semplicissima. Per noi, la strada maestra resta quella della contrattazione, perché con un contratto nazionale non si assicura solo un salario dignitoso, ma si garantiscono anche una serie di diritti che danno completa dignità al lavoro: dalla tutela per la maternità e per le malattie al rispetto di orari e ferie, dalle garanzie occupazionali al welfare contrattuale e al Tfr e così via. Poiché, però, esistono lavori poveri, perché non coperti da contrattazione o per la pervicace e pluriennale resistenza di alcuni datori di lavoro ai rinnovi o per l’applicazione di contratti pirata, diventa necessaria anche la definizione di un salario minimo per legge che coincida con i minimi contrattuali dei contratti maggiormente rappresentativi".
I bassi salari e il lavoro povero restano un buco nero: che cosa dovrebbe fare il governo?
"Nel nostro Paese esiste una questione salariale poiché i redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati sono stati erosi da quasi due anni di inflazione. Il governo può fare molto sia come datore di lavoro del pubblico impiego, favorendo il rinnovo di quei contratti, sia come costruttore di politiche economiche espansive, riducendo le tasse su lavoro e pensioni. Qualcosa è stato fatto per la riduzione del cuneo fiscale, ma bisogna proseguire su questa strada riducendo sempre più la forbice tra il lordo e il netto in busta paga e rendendo strutturale il provvedimento. In più, anche per favorire la produttività, il governo dovrebbe detassare gli aumenti contrattuali di primo e di secondo livello. Aumenterebbero i consumi e l’intera economia del Paese ne trarrebbe enorme beneficio".
Altro nodo critico: la fine del Reddito di cittadinanza e il passaggio al nuovo sistema: come giudica la riforma?
"Per quel che riguarda il Reddito di cittadinanza, la prima domanda che dobbiamo porre alla politica e a chi governa è: se una persona è in difficoltà, l’aiutiamo o la lasciamo al proprio destino? È una questione di principio. C’è, poi, un altro problema. Negli ultimi 20 anni, è stato smantellato il sistema pubblico di assistenza, di orientamento e di incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Le persone, che questa riforma definisce occupabili e che faranno i corsi di formazione, chi le orienterà e per quali occasioni di lavoro? Quando, dopo un anno di formazione, non troveranno occupazione, cosa succederà? Soprattutto nel Mezzogiorno, c’è il rischio di consegnare tante persone alla malavita organizzata. In realtà, non ci sono ancora politiche sociali e politiche attive del lavoro che diano risposte strutturali a queste domande".
Il governo si è mosso, però, sugli extraprofitti delle banche: è quello che avete chiesto più volte.
"Sì, è da tempo, ormai, che abbiamo iniziato a rivendicare questa scelta, partendo da soli e sfidando anche derisione e contumelie. Prendiamo atto positivamente che, ora, anche il governo comincia a muoversi in questa direzione. Tuttavia, occorre comprendere bene i meccanismi di calcolo, il possibile gettito e, soprattutto, la destinazione di tali risorse aggiuntive, che noi proponiamo vadano a ridurre le tasse a lavoratori e pensionati. A tal proposito, chiediamo un confronto con il governo e rivendichiamo un provvedimento con misure strutturali ed esteso a tutte le imprese, di qualunque settore, che, a causa della pandemia o della guerra, abbiano ottenuto enormi profitti".
In definitiva, che autunno ci aspetta?
"Tutto dipenderà dai contenuti della manovra economica. Dallo scorso mese di febbraio, la Uil ha in piedi una mobilitazione, che continuerà anche in autunno, per confrontarci con le persone e per ascoltare le loro ragioni e le loro aspettative: se fossero disattese, ne trarremmo le conseguenze".