L'ultimo papa a parlare a Strasburgo era stato san Giovanni Paolo II, nel 1988, quando ancora il Muro di Berlino divideva il Vecchio continente. E' quindi un fatto storico che adesso, nel nuovo secolo e in una nuova era della Storia, arrivi nel cuore d'Europa un altro vescovo di Roma, Francesco, a confrontarsi con i tempi e gli uomini cambiati.
Ma c'è ancora un'altra novità che ha contraddistinto il discorso pronunciato ieri da Jorge Mario Bergoglio di fronte all'Europarlamento: che a farlo sia stato un papa sudamericano, un uomo del sud del mondo, che proprio per questo conferisce maggior valore all'evento. E da sudamericano Bergoglio ha fatto l'esame all'Europa. Non è stata una sviolinata, e non poteva esserlo vista la profonda crisi di energie, prima ancora che di valori e sentimenti, che grava su di noi, ma gli eurodeputati l'hanno accettata con la consapevolezza che le parole del Papa avevano colto nel segno.
L'Europa è stanca, vecchia, ha scandito Francesco, ma ha ancora la possibilità di esercitare in pieno il suo ruolo. Senza soffermarsi troppo sull'annosa questione delle radici cristiane che così tanto ha (spesso inutilmente) occupato il dibattito politico europeo degli anni scorsi, Bergoglio è andato al sodo: lavoro, dignità, rispetto per i diritti dei migranti, diritti dei più deboli. Solo così, dice il Papa, ripartendo dall'uomo, il Vecchio continente potrà ancora riscoprirsi giovane e tornare a essere il faro di civiltà per il resto del mondo.