Roma, 14 novembre 2018 - «Sulla Tav si va verso una decisione pilotata, con esito già scritto. E sarebbe un serio danno per l’economia e anche per la credibilità del nostro Paese». Paolo Foietta, dal 2016 commissario governativo per la Tav, combatte la sua battaglia fino al 31 dicembre, data di scadenza del mandato, che il ministro Toninelli ha già fatto sapere che non rinnoverà.
Architetto Foietta. Ormai tra lei e Toninelli l’incomunicabilità è totale. S’è rassegnato? «Mai, fino all’ultimo farò tutto quanto in mio potere per mettere l’esecutivo nella condizione di non fare la scelta sbagliata. La prossima settimana manderò un nuovo dossier che conterrà dati sul flusso del traffico merci verso ovest, dettagli sull’incapacità del tunnel del Frejus di sopportare ulteriori carichi, elenco dei vantaggi per il flusso passeggeri. Non mi incontrano, ma io glielo mando...».
Loro non la incontrano, ma lei ha minacciato di denunciare il ministro. «La mia era una denuncia politica. Io stigmatizzo il comportamento che mi sembra molto infantile di un ministro e di un presidente del Consiglio che non ascoltano un loro dipendente perché hanno paura che quello che gli racconterebbe non confermi i loro pregiudizi. Naturalmente il governo ha la piena facoltà di assumere le proprie decisioni, anche di non fare la Tav. Ma ascoltando anche chi ha lavorato istituzionalmente sul tema e non solo la sindaca Appendino e i no Tav».
Perché dice che l’analisi costi benefici promessa dal ministro Toninelli ha un esito già scritto? «Perché mi pare evidente. Le analisi costi-benefici, se non sono gestite con accortezza e con forte terzietà, corrono il rischio di essere degli oggetti manipolati per affermare quello che a qualcuno interessa. Ora, considerando che la commissione, della quale non si sa nemmeno il mandato, è stata nominata scegliendo con cura esperti che erano contrari alla Tav, e questo è vero per sei dei sette membri, una operazione di questo genere non è di garanzia, ma tutt’altro. Serve realisticamente a un fine: bloccare la Tav».
Uno stop adesso quanto ci costerebbe? «Abbiamo già scavato 26 chilometri di gallerie e 65 chilometri di sondaggi geognostici. Un miliardo e mezzo è già stato speso e i due terzi sono stati pagati da Ue e Francia. Avranno pieno titolo di chiederci la restituzione delle somme che a causa dell’Italia sono state sprecate. Ci sono poi i 813 milioni di finanziamento vincolato da parte dell’Ue, che perderemmo. E poi ci sono i soldi per mettere in sicurezza i 26 chilometri di tunnel già scavati. E a questo vanno aggiunti i possibili contenziosi da parte delle aziende. E così si arriva facilmente ai 2 miliardi, senza parlare di penali».
Toninelli dice che la Francia è d’accordo nell’attendere l’analisi costi benefici. «Peccato che le dichiarazioni del ministro Toninelli siano decisamente contrastanti con quelle della ministra francese, che ribadisce che non bisogna perdere neanche un euro dei fondi europei».
È possibile una versione light della Tav? «Del tunnel di base, no. Ma la sezione transfrontaliera, vorrei ricordare, è pagata per circa 70% dall’Europa e dai francesi. E allora rinunciare a questa opportunità è a mio avviso un assurdo».