Roma, 25 gennaio 2023 - Paola De Micheli, classe 1973, piacentina, ex ministra, è la sola candidata al congresso dem che corre senza una corrente organizzata dietro.
Onorevole De Micheli, proprio oggi (ieri, ndr) si è votato in parlamento sull’invio di nuove armi all’Ucraina. Il Pd ha votato a favore, a parte qualche distinguo personale e il dissenso di alcuni di Articolo 1. Lei da che parte sta?
"Sto con la resistenza ucraina che combatte per la difesa della democrazia e per sopravvivere. Quando si parla di questi temi ripenso alla storia dei nostri nonni partigiani cui arrivavano le armi degli Alleati. Gli Ucraini difendono il loro territorio e la nostra Europa da uno stato autocratico. Nessun dubbio. Prima sopravvivere. Poi cercare la pace: Italia e Europa devono fare di più per della pace".
Il dibattito congressuale nel Pd è stato dominato dal tema alleanze. Per Lei meglio il M5S o il Terzo polo?
"Prima di discutere con gli altri, bisogna tornare ad essere forti e solidi. In questa fase dobbiamo innanzitutto scegliere cosa siamo noi. Solo con un PD forte potremo discutere di alleanze".
Gli ex di Articolo 1 non sono ingombranti? Pensiamo a D’Alema...
"Dobbiamo recuperare milioni di iscritti e i milioni di voti che abbiamo perso. Mi piacerebbe trovare tanti giovani nei nostri circoli più che pensare a operazioni di vertice. Sono felice di vedere tanti amici tornare nel Pd".
Per lei devono contare di più gli iscritti degli elettori. Perché?
"La nostra vera forza sono gli iscritti, la vita dei circoli. Gli iscritti ci sono 365 giorni all’anno, fanno volontariato, spesso militano senza darsi arie e farsi vedere. Sono da premiare e valorizzare. Poi sono importanti coloro che partecipano alle primarie ma gli iscritti devono valere doppio nel voto e nella rappresentanza. Non come accaduto negli ultimi anni".
La discussione sul Manifesto è apparsa oziosa.
"Sì. Servono meno parole, più emozioni e fatti concreti".
Tutti i candidati criticano gli apparati e le correnti, ma non fate mai i nomi. E lei?
"Basta vedere l’organigramma degli ultimi anni e verificare chi è rimasto sempre al suo posto. Se una squadra perde, cambia. Ma al Pd non basterà questo. Devono cambiare le logiche di potere interno con una grande riforma del partito".
Il Pd deve cambiare nome?
"Non mi piacciono le operazioni di facciata. Il partito deve innanzitutto rispondere concretamente alle ragioni della sua crisi strutturale. Abbiamo l’ambizione di fare sintesi tra le varie anime riformiste. Ma in questi anni i cattolici, i socialisti, i repubblicani, per citare alcune anime, prima hanno guardato con speranza a noi e poi con sempre maggiore freddezza. Io sono una cattolica democratica da sempre alleata con la sinistra. Mi sostengono donne e uomini, cattolici e di sinistra. La sintesi è possibile e questo è il nostro ruolo nella storia".
Onorevole De Micheli, perché uno dovrebbe votare lei?
"Perché quando dico una cosa la faccio. Perché ho un nuovo modello di partito da realizzare, sono la sindacalista degli iscritti. Perché ho una visione chiara e concreta di un Paese giusto e moderno. Bonaccini pensa al partito per gli eletti, Cuperlo ha un solido profilo intellettuale e la Schlein un’idea movimentista. Io penso che gli iscritti vogliano una guida che sappia unire impegno, valori, storia, tradizioni e concretezza".
Ha trovato ostilità, nella sua corsa?
"Il racconto è stato di una gara a due. Ecco, la novità sono io: sarò la sorpresa di questo congresso. Conosco gli iscritti e frequento i circoli. Sono la candidata più in sintonia con loro"
Se non ce la fa a chi andranno i suoi voti?
"Certo che ce la faccio".
Che Pd sta incontrando andando in giro?
"Ho riscoperto un principio vitale. Una grande energia. Siamo di più delle nostre liturgie. Per questo in tanti mi sceglieranno. Per tornare a vincere".