Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Pace fiscale, Salvini-Di Maio ai ferri corti. "Per scemo non passo". "Non sono bugiardo"

In attesa del confronto in Cdm, lo scontro è su Facebook, con dirette video che ricostruiscono l''incidente'. E intanto scoppia la grana dl sicurezza

I due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Lapresse)

I due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Lapresse)

Roma, 19 ottobre 2018 - Dopo il giovedì nero di ieri, con il premier Giuseppe Conte che è riuscito a stento a tenere in equilibrio le due anime del governo imponendo il consiglio dei ministri-bis per domani, continua anche oggi lo scontro tra Salvini e Di Maio scaturito dalla denuncia di quest'ultimo sulla famosa 'manina' che ha modificato il decreto fiscale. Un duello via social, con entrambi i leader che spiegano in dirette-video alla loro base come sono andate le cose in quel famoso Cdm della 'pace fiscale', che meno pacifica di così non poteva essere. Le ricostruzioni sono diametralmente opposte, con Salvini che non vuole "passare per scemo" e rivela che a verbalizzare era proprio Di Maio, e il leader 5 stelle che rivendica: "non sono bugiardo" e precisa che nel vertice non si è letto tutto il provvedimento, e che di condono penale proprio non se n'è parlato. In tutto ciò ci si mette pure la grana del dl Sicurezza, con il ministro dell'Interno che accusa i grillini di remare contro.

Più calmo il fronte europeo, con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi che oggi ha incontrato il commissario Ue per gli affari economici, Pierre Moscovici, concordando "sull'importanza di mantenere la discussione in un'atmosfera improntata a un corretto, leale e costruttivo confronto delle rispettive valutazioni". 

Intanto intorno all'ora di cena il premier Conte è rientrato a Roma dopo il Consiglio europeo di Bruxelles e si è messo subito a lavorare a Palazzo Chigi sul decreto fiscale: deve tentare una sintesi tra M5s e Lega per arrivare a un accordo politico che risolva definitivamente il problema relativo al condono.

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SALVINI - Questa mattina Matteo Salvini ha provato a gettare acqua sul fuoco. "Ai Cinquestelle dico: non è il caso di litigare in famiglia, abbiamo già tanti avversari fuori. I problemi si risolvono guardandosi in faccia e parlando, non andando in piazza o in tv a fare casino, se no a Bruxelles godono", ha detto il ministro dell'Interno impegnato nell'ultima giornata di campagna elettorale in provincia di Trento. "Noi siamo persone ragionevoli. Se i 5 stelle hanno cambiato idea, basta dirlo. Se Fico e Di Maio hanno cambiato idea, basta dirlo, noi siamo qui - ha proseguito Salvini -. Lo dicono ci sediamo al tavolo, si va avanti. Meglio per telefono che in tv".

Più tardi, però, ha puntualizzato duro: "Io sentirò tutti, però inizio ad arrabbiarmi. A me del condono non me ne frega un accidente. La Lega è nata per dare lavoro e ridurre le tasse, non per condonare". E ancora: "In quel Consiglio dei ministri un uomo indicato dai 5 Stelle leggeva, ed è il presidente del Consiglio, e il leader dei 5 Stelle scriveva, ed è Di Maio".

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Quindi, durante la diretta Facebook del pomeriggio, è giunto l'affondo. "Se c'era qualcosa che non andava bene non c'era bisogno di questo can can: si alzava il telefono, Conte o Di Maio, e si cambiava tutto", ha dichiarato il vicepremier leghista. "Bisogna serrare le fila, compatti Lega e M5s. Rispettosi del contratto di governo ma senza fare scherzi. Ho aspettato senza dir nulla per ventiquattro ore e porto pazienza. Però per scemo non passo. Se qualcuno dei M5s ha cambiato idea cambiamo tutto da cima a fondo. Ma la verità storica è agli atti: quelle 4 paginette ci sono a Palazzo Chigi, con le annotazioni del premier verbalizzate da Di Maio", ha aggiunto.

Insomma la pazienza ha un limite, anche per quanto riguarda il dl sicurezza. "La scadenza per la presentazione degli emendamenti è oggi: perché i 5Stelle hanno presentato 81 emendamenti come se fossero all'opposizione? Ragazzi non è così che si lavora, non è cosi che si fa tra alleati. Io poi sono ben contento se c'è qualcosa è da migliorare". 

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DI MAIO - Ma dopo la dirette Facebook postata da Salvini, tocca alla versione di Di Maio con la didascalia "ecco alcune cose che dovete sapere".

Si comincia con l'ormai rituale rassicurazione che il governo gialloverde "andrà avanti per molto tempo", ma poi il leader pentastellatoattacca: "Sono contento che non ci sia la volontà di andare avanti con il condono penale, stando alle dichiarazioni della Lega". E precisa: "Noi vogliamo aiutare commercianti, imprenditori nelle grinfie Equitalia, chi ha cartelle esattoriali di basso valore mentre la roba dello scudo penale non serve e siccome non serve domani ci vediamo in Cdm e sistemiamo la norma".

Ma, e la storia della manina, com'è andata? Ecco la ricostruzione a 5 stelle: "In cdm lunedì è stato letto il comma 9 dell'articolo 9 che parla di condono penale per gli evasori? E' stato detto che c'erano delle norme che favorivano l'evasione di fondi per operazioni finanziarie all'estero? La risposta è no. Perché quando si dice che Conte leggeva e Di Maio scriveva si dice una cosa non vera". Dopo aver smentito Salvini, Di Maio spiega meglio il meccanismo: "Nel cdm, come è sempre stato decine di migliaia di volte, non si legge norma per norma ma si enunciano i principi generali. Conte in quel Cdm ha enunciato i termini generali dell'accordo sulla pace fiscale. Non si è mai parlato di condono penale e non si è mai parlato di fondi esteri. Due sono le cose: o anche Salvini era d'accordo col condono penale per i grandi evasori, l'ha sentito e non ha detto niente - ma questo non è vero, ci sono ministri Cinquestelle e il premier Conte a testimoniarlo - o è come dico io e quindi si sono detti i termini generali", ha concluso.

IL PRE-VERTICE E IL CDM - Anche se Di Maio e Salvini dopo le baruffe hanno confermato fedeltà al governo e, nessuno dei due - a parole - ha intenzione di staccare la spina, il momento è delicato. Per questo il premier Giuseppe Conte ha deciso di indossare i panni del paciere. L'appuntamento è fissato per le 13 a palazzo Chigi, ma prima, riferiscono fonti qualificate, Conte riunirà i due leader rissosi per un vertice a tre, durante il quale cercherà di ristabilire la calma e sopratuttto concordare, da buon avvocato del popolo, un patteggiamento. "Il problema lo si risolverà domani. E' sorto un dubbio sulla traduzione tecnica dell'accordo politico che abbiamo fatto" ha assicurato lasciando il Consiglio Ue. Conte vuole mettere un punto su questa vicenda, che sta avendo dei risvolti 'allarmanti' sui mercati ancor più del 2,4 percento del rapporto Defict-Pil. "Per quanto mi riguarda io porterò una questione tecnica - aggiunge - Escludo che sia una questione politica ma se ci fosse la affronteremo".

BONAFEDE - Intanto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede,  ha assicurato che non è prevista "nessuna serie di condoni". "Il decreto fiscale domani verrà discusso nuovamente in Consiglio dei ministri" e "il fatto che verrà discusso dimostra ancora una volta come il M5S ci tenga a tenere alta la soglia dei valori fondamentali alla base del nostro percorso e che sono quelli che chiedono i cittadini", ha aggiunto il Guardasigilli a margine del Congresso nazionale degli avvocati amministrativisti a Bologna. "Nessun cittadino italiano vuole che ci siano scudi fiscali - ha sottolineato ancora Bonafede - Anzi, voglio ricordare che nel contratto di governo, e il governo questo lo ha già preannunciato, sono previste pene gravissime e rigide nei confronti degli evasori che addirittura per la prima volta sapranno cosa vuol dire andare in carcere perché hanno frodato il fisco". 

FICO - Il clima però resta teso, come dimostrano le dichiarazioni di Roberto Fico. "Per me tutto ciò che non è all'interno del contratto di governo non può essere nelle leggi e nelle norme", ha dichiarato oggi il presidente della Camera, spiegando che "il condono, lo scudo fiscale, non sono all'interno del contratto e quindi non vanno approvati". L'esponente dei 5 Stelle ha sottolineato che "il Paese deve stare tranquillo perché queste discussioni rientrano nelle normali interlocuzioni di maggioranze e governi che hanno vari tipi di appoggio", ma ha comunque polemizzato con il segretario del Carroccio. "Se Salvini vuole parlare con me e avere risposte, deve farlo sui contenuti, senza dire 'faccia il presidente della Camera' o che assomiglio a Fini a destra e a Boldrini a sinistra - ha detto -. Adesso parlo da rappresentante di un'istituzione ma tutto il mio background appartiene alla nascita e alla costruzione del Movimento 5 Stelle".