Roma, 18 ottobre 2018 - La pace fiscale nella versione condono, almeno fino alla inaspettata uscita serale di Luigi Di Maio, era diventata large ed extra-large via via che si metteva a fuoco il meccanismo previsto dal decreto legge varato dal governo. Così, nella versione della discordia, il tetto di 100mila euro, infatti, vale per ciascuno dei 5 anni sanabili (e così sale a 500mila euro) e addirittura per ciascuna imposta (il che porta il tetto massimo, in astratto, a svariati milioni), comprendendo in quest’ultimo ambito di tutto di più: dall’Irpef all’Ires, dall’Irap alle accise, dalle imposte di consumo a quelle sostitutive e alle addizionali, fini ai contributi previdenziali evasi e all’Iva. E questo per tutti i redditi, compresi quelli detenuti all’estero e scudabili. Senza contare la non punibilità per i reati connessi alle somme che si ripuliscono, compreso il riciclaggio e l’autoriciclaggio.
Di contro, però, è previsto che i furbetti della sanatoria rischino fino a 6 anni di carcere, mentre chi non coglie neanche questa possibile via d’uscita scontata si vedrà estendere i periodi di accertamento di tre anni.
Ma vediamo in dettaglio. Innanzitutto i limiti, che sono ampi perché «l’integrazione degli imponibili è ammessa nel limite di 100mila euro per singola imposta e per periodo d’imposta e comunque non oltre il 30 per cento di quanto già dichiarato». Dunque, sommando anni e imposte evase, si può arrivare a ben oltre 1-2-3 milioni di euro sanabili. Quanto ai redditi sanabili, come per le imposte, ci sono tutti, dunque anche quelli portati e detenuti e prodotti all’estero.
E così arriviamo al prezzo da pagare: «Sul maggior imponibile integrato, per ciascun anno di imposta, si applica, senza sanzioni, interessi e altri oneri accessori» un’imposta sostitutiva del 20 per cento o un’imposta calcolata a parte nel caso dell’Iva. Mentre il pagamento effettivo può avvenire o in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2019 o in dieci rate semestrali a partire da settembre 2019. Dunque con un margine di 5 anni.
LE SIMULAZIONI
1) Reddito dichiarato di 22mila euro - Fatta salva la flat tax del 20% sostitutiva dell’ordinaria tassazione Irpef e relative addizionali regionali e comunali, con limite massimo di emersione pari a 1/3 dell’imponibile già dichiarato e tetto di 100mila euro a imposta, i commericialisti italiani calcolano che sotto i 22mila euro di ‘partenza’, il vantaggio della pace fiscale è inferiore al 25 per cento, e arriva sostanzialmente ad azzerarsi dai 12mila euro in giù. E se, con 30mila euro dichiarati, se ne voglion fare emergere 9mila, lo sconto è del 50% (1.800 euro) rispetto a chi ha dichiarato tutto subito.
2) Reddito dicharato 50mila euro - Nel caso di redditi medi, invece, lo sconto sale al 53 per cento, praticamente il doppio rispetto a quello applicato per chi ha redditi bassi, sotto i 22mila euro. Se per esempio, secondo le simulazioni dei commercialisti italiani, un contribuente con guadagni ‘in chiaro’ pari a 50mila euro ricorre al condono previsto dal governo giallo verde per farne affiorare 15mila, ha un’agevolazione del 53 per cento (pari a 3.300 euro), al confronto con chi aveva già comunicato un reddito pari a 65mila euro.
3) Reddito dichiarato 100mila euro - I vantaggi maggiori, secondo le simulazioni, arrivano per i redditi alti, con sconti che arrivano fino a 15mila euro. Partendo da 100mila euro di ‘base’ e volendo sanarne 30mila, un contribuente se avesse dichiarato sin dal principio 130mila euro ne avrebbe versati 13.800 di maggiori imposte, ma col condono ne pagherà 6mila (risparmiandone 7.800). Chi, invece, con 200mila euro volesse l’emersione di altri 60mila, dovrà corrisponderne 12mila, elargendo 15.600 euro in meno di chi ha fatto la dichiarazione reddituale intera.
4) Reddito dichiarato 300mila euro - Per i redditi altissimi, superiori a 300mila euro, si può arrivare con il condono a un beneficio di 18mila euro. Facendo la simulazione, i commercialisti italiani hanno calcolato che con entrate di ‘partenza’ di 300mila euro e una somma da condonare pari a 90mila euro, il contribuente che avesse dichiarato sin dal principio 390mila euro avrebbe avuto un costo di 41.400 euro di maggiori imposte. Con la sanatoria, invece, l’importo scenderà a 18mila euro, con un risparmio di 21.400, in caso nulla fosse stato nascosto all’Erario.