Venerdì 6 Settembre 2024

Divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare: giro di vite del governo

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un decreto legislativo: la stampa potrà pubblicare il solo capo di imputazione, non le intercettazioni. Protesta la Fnsi

La premier Giorgia Meloni con il governo alla Camera (Italy Photo Press)

La premier Giorgia Meloni con il governo alla Camera (Italy Photo Press)

Roma, 5 settembre 2024 – "Divieto di pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare". Lo prevede un decreto legislativo approvato ieri dal Consiglio dei ministri, che ha dato via libera, in esame preliminare, a una modifica dell’articolo 114 del codice di procedura penale in adeguamento della normativa nazionale a quella europea. Il testo dà infatti attuazione all'articolo 4 della legge di delegazione europea 2022-2023 (legge 21 febbraio 2024, n. 15), con il quale il Governo è stato delegato ad adottare le disposizioni necessarie a garantire l'integrale adeguamento alla direttiva (Ue) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, integrare quanto disposto dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 188, e assicurare l'effettivo rispetto dell'articolo 27, secondo comma, della Costituzione. "In particolare, al fine di rafforzare alcuni aspetti della presunzione di innocenza della persona indagata o imputata nell'ambito di un procedimento penale, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva (UE) 2016/343 e nel rispetto dei principi di cui agli articoli 21, 24 e 27 della Costituzione, il provvedimento modifica l'articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo il divieto di pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare", si legge nella nota di Palazzo Chigi.

Il decreto legislativo recepisce di fatto la norma 'Costa' (dal nome dell'esponente di Azione, firmatario dell'emendamento approvato, poi ribattezzato dalle opposizioni 'norma bavaglio'). Con la nuova normativa, dunque, ai mezzi di informazione sarà consentito pubblicare solo il capo di imputazione, mentre delle ordinanze potranno essere citati soltanto estratti. Stop anche alla possibilità di pubblicare parti delle intercettazioni, come consentito invece dalla legge Orlando nel 2017. “Un ritorno al passato che nulla ha a che vedere con il garantismo. In realtà il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare è un piacere ai potenti che vogliono l'oscurità e ai colletti bianchi", dice Vittorio di Trapani, presidente della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), secondo cui “questo governo continua a smantellare l'art.21 della Costituzione”.

Il decreto legislativo dovrà ora passare all'esame delle commissioni parlamentari competenti per il relativo parere che, però, non è vincolante.