Giovedì 26 Dicembre 2024
Giorgio Caccamo
Politica

Orban show contro tutti alla Ue. E la sinistra canta Bella ciao

Il premier ungherese al Parlamento Ue: “Volete un’intifada politica contro di me”. Von der Leyen attacca sui rapporti con Cina e Russia. Botta e risposta con Ilaria Salis

Roma, 9 ottobre 2024 – Si inizia con un baciamano, si finisce con Bella ciao. Una seduta così movimentata, al Parlamento Ue, non la vedevano da tempo. E il protagonista dello show è uno solo: Viktor Orbán.

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Il presidente ungherese Viktor Orban guarda la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen

La seduta plenariaa Strasburgo, inizialmente prevista a settembre e poi rinviata per le alluvioni che hanno colpito l’Ungheria, aveva all’ordine del giorno un punto preciso: il dibattito sugli obiettivi della presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Ma, visti i precedenti e i rapporti deteriorati tra Budapest e la “bolla delle élite” di Bruxelles (copyright Orbán), era quasi impossibile che la mattinata non si trasformasse in polveriera.

La nemica numero uno

Di nemici, il “patriota“ se n’è fatti tanti, ma Ursula von der Leyen è in cima alla lista. Il saluto iniziale tra i due è freddino, una molle stretta di mano e un baciamano un po’ formale e imbarazzato. Mentre la presidente della Comissione parla, il premier ungherese la guarda sempre fissa e ogni tanto si fa scappare qualche sorrisino sardonico. Lei, fedele alla linea del Vecchio continente che si cinge di un cordone sanitario contro le destre sovraniste, attacca a testa bassa: “Perché lasciate operare la polizia cinese in Ungheria? Perché avete rilasciato trafficanti e contrabbandieri prima del fine pena? Qualcuno dice che la guerra in Ucraina è colpa di Kiev: nel 1956 l’invasione sovietica era forse colpa di Budapest?”.

Il blocco popolare

Non è sola, Ursula von der Leyen: tutto il suo partito, il Ppe, bacchetta Orbán. Manfred Weber, per esempio, contesta che abbia parlato poco di Ucraina, e che la sua famigerata visita a Mosca sia stata solo propaganda. Weber rincara chiamando in causa anche gli alleati del magiaro: “Sei amico di chi, come l’olandese Wilders, diceva “mai un centesimo all’Italia“. Non so se ne hai parlato con Salvini, ma questo non è patriottismo, è egoismo”. Da parte sua, Orbán contrattacca: “Io avrei voluto discutere del programma della presidenza ungherese ma a voi non interessa: avete voluto organizzare una intifada politica”.

La nemesi

Sarebbe sbagliato, però, ridurre tutto a un duello nell’ambito del centro-destra o destra-centro (Orbán, d’altra parte, stava nel Ppe fino a poco tempo fa). Oltre a Ursula c’è effettivamente un’altra donna che il premier ungherse ha innalzato al ruolo della nemica pubblica, letteralmente e non solo politicamente. Ilaria Salis, ovvio. Come ovvio è il botta e risposta tra la eurodeputata della Sinistra e il capo di governo del Paese che l’ha tenuta per 15 mesi in carcere. Lei: “L’Ungheria è una tirannia moderna”, “regime oppressivo e illiberale”, “uno Stato etnico autoritario”, “la presidenza di turno è inappropriata”. Lui: “Non è assurdo che chi andava per le strade di Budapest a colpire con la spranga persone innocenti ci parli qui di Stato di diritto?”.

Le tensioni a est

Orbán parla senza freni, risponde punto su punto. Sull’Ucraina è drastico, elargisce spietate lezioni di Realpolitik: “Per vincere bisogna riconoscere che si sta per perdere”. Sulla presenza di migliaia di russi nel suo Paese – contestata da von der Leyen: “Li fa entrare senza controlli aggiuntivi mettendo a rischio la sicurezza dell’Ungheria e di tutta l’Unione” – risponde con i freddi numeri: “Noi abbiamo concesso 7mila permessi di lavoro; la Germania 300mila, la Spagna 100mila, la Francia 60mila”. Il coup de théâtre se lo tiene ovviamente per la fine, parafrasando il suo amico Donald Trump:Make Europe great again”. La destra esplode in un applauso fragoroso, la sinistra intona Bella ciao. Roberta Metsola, la maltese presidente del Parlamento europeo, storce il naso: “Non siamo all’Eurovision”. Poi rettifica: “Questa è più La casa di carta”, la serie spagnola che ha ridato notorietà – grottesca – al canto partigiano.