di Antonella Coppari
Giorgia è convinta che contro di lei sia stato lanciato un assalto a 360 gradi. Mediatico, certo, ma anche politico e economico. L’obiettivo? Sfrattarla da Palazzo Chigi, residenza "impensabile" per l’underdog, la perdente, come si è definita. "Proveranno a disarcionarci". Così, invita il partito e la coalizione a serrare i ranghi per respingere gli attacchi. "Ma non sarà un’avventura, non è un fuoco che col vento può morire", cita Battisti concludendo l’intervento di fronte all’assemblea nazionale di FdI, la prima dopo la vittoria elettorale. Si percepisce l’ansia, nonostante la rilassatezza di chi – nel centro congressi a due passi da piazza di Spagna – gioca in casa tanto da potersi permettere di ironizzare persino sul saluto romano, passando dal braccio destro a quello sinistro: "Forse è meglio questo", ride fra gli applausi.
Qui nessuno si permetterebbe di creare problemi: il grande vecchio del partito, Ignazio La Russa, (con cui poi pranza) rinuncia a presiedere la riunione per non suscitare polemiche. "Ma basta con questa morbosa attenzione". L’oppositore per eccellenza, Fabio Rampelli, prende la parola solo per magnificare il grande successo del governo nonché la bravura della sorella Arianna. Al momento della nomina la sua corrente aveva fatto fuoco e fiamme, ma tant’è. Certo, nel suo ambiente naturale Giorgia esalta i risultati dell’esecutivo, rivendicandoli puntigliosamente tutti, persino quelli apparentemente più fallimentari. Il decreto Cutro è il passaggio delicato perché l’immigrazione è il capitolo più deludente per l’elettorato di destra: "Molti volevano risultati immediati, ma non mi interessa il successo effimero, voglio risolvere il problema in modo strutturale". Rilancia la norma sugli extraprofitti delle banche ("è giusta") e se per la manovra il piatto piange, è colpa di chi c’era prima e ha buttato i soldi dalla finestra.
Al trionfalismo si accompagna l’abituale, anzi forse maggiore del solito, dose di vittimismo. Meloni dipinge un’opposizione diabolica, potentissima che contesta i provvedimenti di "buon senso" del governo e non esita a ricorrere a mezzi ben più bassi: "In questi mesi si è visto di tutto. Le campagne finto scandalistiche, i dossieraggi, le continue richieste di dimissioni di questo o quell’altro. Ogni dirigente è stato passato in rassegna, spesso perfino i semplici simpatizzanti, alla ricerca del niente". S’infervora: "Fango gratuito perfino sui familiari, con inchieste durate mesi su amici e parenti, la mia storia personale è stata passata in radiografia dal giorno in cui sono nata. Alla fine, è stato un boomerang: sono quella che dico di essere". Non basta: "Si sono attaccati agli organigrammi di partito, anche qui in modo surreale, per raccontare il partito chiuso, familistico, asserragliato". Eppure, "noi non parteciperemo a questo gioco del fango perché voliamo più alto". Per la verità di elevato le accuse rivolte a noi – notano dal centrosinistra – non hanno poi moltissimo. Retorica a parte, l’allarme è evidente: "Il peggio deve ancora arrivare, l’ anno prossimo sarà micidiale, attacchi e trappole si moltiplicheranno". Più di Elly Schlein e di Giuseppe Conte, la premier teme le difficoltà oggettive che attendono il governo al varco in autunno e poi nel 2024. Giorgia chiede coesione: "Abbiamo fatto l’impensabile in Italia, possiamo fare lo stesso in Europa". Prendendo tanti voti per poter incidere sulla presidenza della Commissione Ue. Centralizza il potere decisionale nelle sue mani, "resterò presidente di FdI fino a quando me lo concederete", e il congresso comunque non arriverà prima delle Europee ("sarebbe un errore); entro la fine dell’anno si faranno quelli territoriali.
Le deleghe sono tutte per i fedelissimi: Giovanni Donzelli, incaricato di rinnovare un partito "che deve essere riorganizzato". Giovanbattista Fazzolari sottosegretario e responsabile della comunicazione ("Perché chi dovevo mettere? Formigli?). E, soprattutto, la sorella Arianna, capo della segreteria, "che fa politica da quando aveva 17 anni ma è sempre stata penalizzata perché mia sorella". Anche agli alleati domanda compattezza e disciplina: "Le Europee sono importanti ma il vincolo di coalizione deve prevalere. La responsabilità sulle nostre spalle è troppo alta". Ma quanto una simile diga possa essere efficace contro l’urto di problemi immensi è molto dubbio.