E alla fine, tutti con il calice in mano, bagnanti e bagnini, per un brindisi di "pace" simbolico così come simbolico è stato lo sciopero balneare degli ombrelloni nell’estate più rovente di sempre. Due ore, tra l’altro quelle meno calde, dalle 7 e 30 alle 9 e 30, con sedie e lettini esposti senza alcuna copertura. Spiagge deserte, quache runner e le prime famigliole che si tuffano nel mare più tranquillo. Ma, al di là delle apparenze, la giornata dei balneari è tutt’altro che calma. C’è la più classica guerra delle cifre, da una parte i principali sindacati, Sib e Fiba, a capo della mobilitazione, che parlano di adesioni "boom" fino all’80%, dall’altra i consumatori che non hanno dubbi: è stato un flop. In realtà anche sulla spiaggia l’Italia si è divisa.
LA MAPPA
La palma dei più agguerriti spetta probabilmente ai gestori dei lidi della Sardegna, dal Poetto ad Alghero, da Carloforte ad Orosei, dove gli ombrelloni restano chiusi fino alle 11.30. Niente servizio ombreggio, nelle prime due ore di apertura, anche in Liguria. In Calabria, invece, tutti in spiaggia anche di buon mattino. In Versilia si mobilita uno stabilimento su quattro, tra la serrata totale di Lido di Camaiore e i lidi aperti a Forte dei Marmi. Nelle Marche incrocia le braccia il 50% dei gestori. Pane e pomodoro e brioche per i clienti in Puglia, per compensare il disagio.
LE SPIAGGE DELLE STAR
Si spaccano anche gli arenili dei Vip: aderisce alla serrata l’Ultima Spiaggia di Capalbio, buen retiro dell’intellighenzia dem, ma anche il Papeete, il bagno di Milano Marittima scelto da Matteo Salvini per mandare in crisi il governo Conte-1. Tende aperte, invece, al Twiga, location passata a Flavio Briatore.
I SINDACATI
Ma sono, spaccati, anche i sindacati con tre sigle, Assobalneari, Federbalneari e Cna che hanno rinunciato alla protesta, un segno di fiducia rispetto al governo che ha promesso, fra fine agosto e inizio settembre, l’attesissima legge di riordino delle concessioni.
LE MOSSE DEL GOVERNO
Inutile dire che i balneari confidano molto sull’esecutivo di centrodestra che fin dall’inizio si è opposto alla famosa direttiva Bolkestein che prevede la messa in gara delle concessioni. Dietro le quinte, qualcosa si sta muovendo. Il dialogo con Bruxelles continua, anche se l’esecutivo comunitario è poco disposto a concedere nuove proroghe. Come quella, ad esempio, che l’Italia si appresterebbe a chiedere, almeno fino al 2030, per gli arenili dove la quota di "spiaggia libera" supera il 25%. La Meloni è convinta che alla fine si troverà una soluzione.
DISTENSIONE
E qualche segnale di fiducia è arrivato anche dai sindacati, che hanno sospeso gli scioperi in programma fra il 19 e il 29 agosto.
LA MAGGIORANZA
Sul fronte del governo parla il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto: "Bisogna trovare una soluzione per fare in modo che coloro che hanno investito tanto non siano penalizzati". E insistono sulla strada degli indennizzi anche Fdi e Forza Italia, per tutelare i concessionari che hanno realizzato gli investimenti. "Non vogliamo evitare le gare ma neanche trasformarle in una svendita", sentenzia Raffaele Nevi, vicepresidente vicario dei deputati azzurri. Magari prevedendo un diritto di "prelazione" da parte degli attuali concessionari.
L’OPPOSIZIONE
Sull’altro fronte, l’opposizione spara a zero. Per il capogruppo Pd in Commissione Ambiente, Marco Simiani "lo sciopero massiccio dei balneari è la clamorosa conferma dell’incapacità di questo governo che solo ed esclusivamente per scopi elettorali ha illuso per anni intere categorie lasciandole adesso senza alcun indennizzo". Angelo Bonelli, portavoce nazionale di Europa Verde, parla invece di fallimento dello sciopero: "Il disastro compiuto da questo governo è evidente pur di non applicare la direttiva Bolkestein hanno inviato in Europa una proposta di mappatura delle spiagge che è un falso ideologico".