Roma, 26 gennaio 2021 - La soluzione al corto circuito a cinque cerchi – e cioè il rischio di esclusione del nostro Paese dalle prossime Olimpiadi di Tokio – va in scena ai tempi supplementari. In coda al Consiglio dei ministri che ha formalizzato le dimissioni del governo è arrivata l'approvazione del decreto legge che definisce l'autonomia del Coni nel rispetto dei principi della Carta Olimpica. Una soluzione che ha visto la luce al termine di una trattativa serrata, complessa, colma di tensione e come ultimo atto dell'Esecutivo su proposta del presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte.
Il decreto sancisce l'autonomia del Coni rispetto a quanto invece previsto dalla contestata riforma dello sport firmata dal primo governo Conte. Una riforma che, nella sua stesura originale, secondo il Comitato Olimpico Internazionale, si era 'macchiata' di una evidente ingerenza della politica rispetto alla 'sacra' autonomia dello sport, così come previsto dalla 'Bibbia a cinque cerchi', la Carta Olimpica. Dopo due anni di scaramucce, inconcludenza, warning del Cio caduti nel vuoto e disinteresse della politica, si è dunque arrivati ad una soluzione.
Il 'decreto Cio', così è stato battezzato in cdm, di fatto scongiura il pericolo di sanzioni dello stesso Comitato Olimpico Internazionale annunciate per domani, data ultima per risolvere la spinosa vicenda. Il rischio era di essere esclusi come Paese dalle Olimpiadi, con gli atleti invitati a partecipare solo in qualità di ’Ioa’, cioè ’indipendenti’, senza bandiere né divise azzurre. E non solo. Niente inno di Mameli in caso di medaglia. E, ancora, la partecipazione sarebbe consentita solo agli atleti ’individuali’ e non alle squadre che, per definizione, rappresentano il Paese di provenienza. Quindi addio a tutte le nostre nazionali, dalla pallavolo al Settebello di pallanuoto. Altro rischio: il Comitato olimpico avrebbe potuto sospendere il contributo di 925 milioni di dollari previsto per l’organizzazione di Milano-Cortina 2026.
Il decreto Cio risolve una delle questioni più spinose del 'duello' sport-governo e cioè quel contratto di servizio auspicato da Sport e Salute Spa che il presidente del Coni Malagò aveva rifiutato energicamente: "La Carta Olimpica – aveva sottolineato ieri il numero uno dello sport italiano - vieta ai comitati olimpici di operare per tramite del governo e la società Sport e Salute è il braccio operativo del governo. Per questo non si può fare un contratto di servizio con una società governativa. Questo è il punto centrale". E dunque niente Coni Spa, la realtà di servizio che sarebbe divenuta lo strumento operativo del Coni.
"Il consiglio dei Ministri ha approvato il decreto e ora l'ultima parola spetta al Parlamento in sede di conversione. Per la lunga e gloriosa storia sportiva e democratica del nostro Paese era improbabile che l'Italia venisse così duramente sanzionata già domani, ma la decisione di oggi fuga ogni dubbio e risolve il problema dell'indipendenza del Coni lasciato aperto dalla riforma del 2019", ha dichiarato il ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora. Mentre Malagò, appena appresa la notizia ha interrotto il cda di Milano-Cortina per informare il n.1 dello sport mondiale, Thomas Bach: "La legge è ok, l'autonomia è salva". "Sono molto felice", la replica di Bach.