Le parole sono importanti. E lo sono soprattutto quando cambiano. Dunque, non è certo per caso che Giorgia Meloni usi la parola Nazione al posto di quella di Paese per indicare l’Italia. E ancora meno è per caso che la neo-premier abbia voluto e annunciato un cambio tutt’altro che irrilevante dei nomi di più di un ministero. Perché le parole, appunto, sono importanti e, collocate come le tessere nel puzzle, restituiscono l’idea di una missione e di una visione: quella che punta a difendere l’identità nazionale sovrana nei molteplici ambiti nei quali può manifestarsi: dall’economia all’energia, dalle produzioni agricole alla protezione delle coste, fino alle radici giudaico-cristiane e all’idea di famiglia e di natalità che ne può derivare.
La composizione del governo Meloni per età, genere e provenienza geografica
"Un governo pieno di novità, lo aspettiamo alla prova dei fatti"
Il punto non è se la direzione sia giusta o sbagliata, ma è la decrittazione della visione che la stessa leader di Fratelli d’Italia intende esprimere fin dalle prime scelte che, riguardando il linguaggio, sono identitarie per definizione. Un cambio di registro che segna, volenti o nolenti, una cesura netta con i governi di centro-destra di impronta berlusconiana, poco marcati sul piano del retroterra culturale e molto più ispirati a una sorta di pragmatismo di mercato.
La conservatrice Meloni, dalla Garbatella alla Nazione
C’è sicuramente un’"Italia first" nella rivoluzione lessicale della Meloni. Così, il ministero dello Sviluppo economico diventa delle Imprese e del Made in Italy: e si comprende come la tutela di marchi, filiere e industria nazionale diventi centrale.
Così come il contrasto delle delocalizzazioni e delle vendite di gruppi storici a imprese straniere: con il prevedibile il rafforzamento del golden power per le imprese strategiche. In questa direzione va anche la nuova denominazione del Ministero delle Politiche agricole in Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. "Lo hanno anche in Francia, che sono quelli che hanno difeso meglio i loro prodotti", spiega il neo-titolare, Francesco Lollobrigida. Né è estraneo, anzi, a questo profilo economico-identitario la creazione del Ministero del Mare: l’Italia è largamente le sue coste, i suoi porti, la sua pesca, le sue vie dell’acqua. E il messaggio, in tutti e tre i casi, è evidente: basta con le imposizioni di Bruxelles su come difendere i nostri asset, basta con il vincolismo regolatorio sulla nostra agricoltura, sulle nostre produzioni eno-gastronomiche, e basta import di merci e prodotti cinesi, indiani e via di seguito. La globalizzazione industriale e alimentare – e la Meloni lo ha ripetuto più volte – non può andare a scapito né del Made in Italy né dell’agro-alimentare di casa nostra. E poco importa se dovremo entrare in contrasto anche con le regole sovra-nazionali dell’Europa.
La pandemia, la guerra e la crisi energetica, del resto, hanno messo a dura prova il mercato globalizzato e le spinte per la transizione anti-inquinamento: non è casuale che sia durato solo una stagione il Ministero della Transizione ecologica, ribattezzato oggi Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, dove l’accento è sulla sicurezza degli approvvigionamenti (nucleare comp reso) e non sulla transizione green.
Dall’economia alla cultura e all’istruzione, la cifra è segnata. L’Istruzione si chiamerà Ministero dell’Istruzione e del merito: è il segnale per il sostegno ai talenti, ma anche per il rilancio della competitività e della selezione nella scuola, per una sorta di ritorno all’ordine e all’autorità di presidi e professori. E nella stessa direzione va il Ministero dello Sport, che diventa dello Sport e dei giovani: l’attività fisica come esercizio esistenziale.
Ultimo, ma non ultimo, il caso del Ministero della Famiglia, delle pari opportunità e della natalità: la connessione delle deleghe sta facendo già elevare barricate a sinistra. Anche per la scelta del Ministro, Eugenia Roccella. Ma i nome non sono per niente casuali. Il concetto è palese e non dissimulato: la natalità come priorità nazionale.