Lunedì 10 Marzo 2025
ELENA G. POLIDORI
Politica

Le grandi manovre, una nuova Margherita. Il sogno di Gentiloni

Per l’ex commissario europeo serve una gamba centrista da offrire ai dem. Cresce il dibattito sul ‘federatore’, dopo le parole di Sala e le dimissioni di Ruffini

Paolo Gentiloni è nato a Roma 70 anni fa. È uno dei membri fondatori del Pd

Paolo Gentiloni è nato a Roma 70 anni fa. È uno dei membri fondatori del Pd

Roma, 17 dicembre 2024 – Il grande sogno: rifare la Margherita. Il dibattito che in questi giorni sta animando l’agone politico (a sinistra) dopo l’endorsement – poi rivelatosi improvvido – di Romano Prodi a favore di Ernesto Maria Ruffini, ex capo dell’Agenzia delle Entrate, indicato dal fondatore dell’Ulivo come possibile federatore dell’area di centro, sembra andare proprio in questa direzione, ovvero il tentativo di ricostruire quel partito che fu il primo esperimento concreto e tangibile di “partito plurale”. Dove, cioè, convivevano sotto lo stesso simbolo culture politiche diverse accomunate da un progetto politico e di governo comune. Qualcosa che, a guardarla adesso, sembra anacronistico. Eppure. Da mesi quell’idea frulla nella testa di Matteo Renzi, Prodi ha dichiarato dall’inizio della scorsa estate la necessità di riunire un’area adesso parcellizzata in mille rivoli politici, anche a destra; Calenda mostra simpatia per il progetto, ma non vede via di costruzione; Beppe Sala da tempo è stato indicato come altro uomo ‘guida’ dell’idea. Ma ieri a uscire allo scoperto sul tema è stato proprio uno degli animatori – con Franco Marini – della Margherita che fu, ovvero l’ex premier e commissario europeo Paolo Gentiloni, oggi reduce glorioso di molte cose e, di fatto, senza incarichi. Che non si è perso in giri di parole: il contributo di quest’area è fondamentale per costruire l’alternativa alle destre di governo. “Non è facile pensare che si possa ripetere un’esperienza come quella che per alcuni anni facemmo e che si chiamava Margherita – ha spiegato Gentiloni in una lunghissima intervista al Foglio –, ma resta fondamentale. Con un però: sbaglierebbe chi pensasse che il profilo credibile riformista di un’alleanza di centrosinistra possa essere affidato in outsourcing a una forza x e non coinvolgesse in modo fondamentale la forza principale: il primo garante del profilo rassicurante, credibile, riformista della coalizione è il perno della medesima, cioè il Pd”. Cioè: serve una nuova gamba centrista da offrire al Pd per permettergli di correre più velocemente alle prossime elezioni, dato per scontato che i 5 Stelle hanno in testa tutt’altro modello politico e che Avs, alla fine, potrebbe diventare una gamba degli ex grillini, ma a sinistra, non davvero al centro. Rifare la Margherita, dunque? Eppure, si diceva, quella stagione politica sembra irripetibile, perché sono cambiate radicalmente le condizioni e il contesto, ma Gentiloni rilancia. Proprio sul nome di Ruffini: “Posso parlare solo bene di Ernesto – ha spiegato, ricordando di averlo nominato lui alle Entrate dopo la difficile e controversa stagione che lo aveva visto a capo di Equitalia e di ciò che quella stagione ha rappresentato per i contribuenti italiani – c’è stima e amicizia e lo stesso posso dire con tutti gli altri soggetti che cercano di animare il centro, da Sala a Calenda a Renzi”. Ecco, appunto. Di fronte a questo scenario che vede svariati partiti personali guidati e gestiti dai succitati leader (da Italia Viva di Renzi ad Azione di Calenda, dal partito di Marattin al federatore in pectore, il sindaco di Milano Sala), è possibile pensare che questi stessi leader possano essere ricondotti a una guida estranea ed esterna rispetto al loro modo di essere, pur trattandosi di uno come Ernesto Ruffini? Difficile se non impossibile crederlo, seppur animati dal “nobile” intento di battere “le destre di governo”.