Roma, 12 novembre 2024 – Arriva, più o meno a sorpresa, la norma anti-Renzi. O, meglio, la norma destinata a impedire che l’ex premier e attuale leader di Italia Viva possa ricevere compensi per le sue attività di consulenza o come conferenziere per soggetti, società, enti o Stati stranieri.
Nel mirino, almeno secondo i rumors di Montecitorio e Palazzo Madama, soprattutto le attività svolte da Renzi per conto della Royal Commission for Al Ula, l’organismo che fa capo al regno Saudita, che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo turistico del sito di Al Ula nel deserto saudita. E che fa capo al principe Bin Salman.
L’emendamento alla manovra, presentato da Fratelli d’Italia, era stato evocato e sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle. È la "norma su conflitti d'interesse e onorificenze” prevista in uno degli emendamenti alla manovra depositati da Fdi. Si stabilisce che “i componenti del governo, i parlamentari della Repubblica, i Presidenti di Regione e delle province autonome di Trento e di Bolzano, e i membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia” non possano “percepire compensi annui lordi superiori, complessivamente, a 50.000 euro, se derivanti dallo svolgimento di attività di qualsiasi tipo svolte nei confronti di soggetti non aventi sede legale nel territorio dello Stato”.
Il divieto, si precisa nella proposta, “non si applica alle attività svolte nell'esercizio dei propri compiti istituzionali”. Gli stessi soggetti sono anche tenuti a indicare, nella dichiarazione sullo stato patrimoniale "le eventuali onorificenze loro concesse da Stati esteri”.
“Facciano pure. Siamo sempre stati dubbiosi sull'efficacia di chi vuole fare leggi ad personam. O presunte tali. Ma per noi nessun problema: non proporremo nessuna modifica a questo testo. Se pensano che sia legittimo e costituzionale, facciano pure”. Così fonti Iv commentano l'emendamento di Fratelli d'Italia alla manovra che propone una stretta sui compensi per i politici per le attività svolte all'estero.
Certo è che l’emendamento sembra fatto apposta per impedire all’ex premier di continuare a svolgere le attività di consulenza per enti e organismi facenti capo a Stati stranieri. E è agevole immaginare che finirà al centro di polemiche, ma anche di sostegni trasversali, dal momento che qualche mese fa erano stati i Grillini a proporre soluzioni che fissassero vincoli rigidi alla possibilità di accettare compensi da Stati stranieri per i politici italiani.