Mercoledì 24 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Nomine europee, smacco a Strasburgo: gli italiani perdono una presidenza

Il Ppe conferma l’egemonia al Parlamento Ue, ma depotenzia Forza Italia. Commissione, von der Leyen chiede due nomi: salgono le quotazioni di Belloni

Roma, 24 luglio 2024 – Non conosce perdono il Ppe di Ursula von der Leyen. La prima rappresaglia per il voto contrario del partito di Giorgia Meloni alla conferma della presidente della Commissione europea si è materializzata ieri a Strasburgo in occasione dell’elezione dei presidenti e i vicepresidenti delle commissioni e sottocommissioni parlamentari. Nessuna casella è stata affidata a esponenti della maggioranza di governo, che nella scorsa legislatura guidava gli Affari costituzionali (Afco) con l’azzurro Salvatore De Meo, mentre la dem Irene Tinagli era ai Problemi economici e monetari (Econ). Le nuove presidenze italiane vanno all’ex sindaco dem di Bari Antonio Decaro, che guiderà la commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare (Envi), e all’ex presidente Inps del M5s Pasquale Tridico, a capo della sottocommissione Questioni Fiscali (Fisc).

Uno schiaffo parlamentare orchestrato dalla maggioranza a trazione Ppe, insieme a Pse, liberali e Verdi. Rinforzato dal fatto che la presidente rieletta ha chiesto al governo italiano non uno ma due nomi, un uomo e una donna, tra cui riservarsi di selezionare in base al curriculum e le deleghe del commissario italiano: il ministro Raffaele Fitto e la numero uno dei servizi Elisabetta Belloni.

L’ambasciatrice Elisabetta Belloni, 65 anni, direttrice generale del Dis
L’ambasciatrice Elisabetta Belloni, 65 anni, direttrice generale del Dis

Von der Leyen vuole parità di genere nella nuova commissione che diventerà operativa dal primo gennaio prossimo. Alcuni paesi, però, hanno già formalizzato le nomine dei commissari: Michael McGrath per l’Irlanda, Maroš Sefčovič per la Slovacchia, Tomaž Vesel per la Croazia, Wopke Hoekstra per l’Olanda, Valdis Dombrovskis per la Lettonia, Jessika Roswall per la Svezia, Henna Virkkunen per la Finlandia; oltre alla presidente tedesca e all’Alta commissaria per la politica estera, l’estone Kaja Kallas. Ma sono praticamente sicuri anche il francese Thierry Breton, la spagnola Teresa Ribera e il portoghese Miguel Poiares Maduro. Un quadro a prevalenza maschile che potrebbe far salire le quotazioni di Belloni.

La questione dipende anche dalle deleghe che saranno attribuite. Von der Leyen sarebbe intenzionata a non nominare vicepresidenze esecutive, anche se il controllo e la doppia firma sulle partite economiche potrebbe diventare determinante. È il ruolo in cui vorrebbe essere riconfermato Dombrovskis e a cui puntano anche la Francia con Breton e l’Italia con Fitto. Interessato e adatto inoltre alla partita del Pnrr e ai fondi di coesione. Se però venisse confermata l’idea di incaricare un commissario per le politiche industriali della difesa comune, allora il curriculum migliore sarebbe quello di Belloni; che potrebbe anche vagheggiare l’ulteriore delega per il Mediterraneo e quindi le questioni migratorie. Una soluzione tutt’altro che di secondo piano per l’Italia e il governo Meloni. Che tra l’altro non dovrebbe affrontare il problema dei rimpasto di governo e i relativi appetiti degli alleati.

"Sappiamo che la politica fiscale è una questione nazionale – afferma Tridico – Ma sappiamo anche che ci sono aspetti multinazionali, e abbiamo margine di miglioramento per l’armonizzazione della nostra politica in questo settore". Mentre il neopresidente della commissione Ambiente Decaro dichiara che "l’obiettivo di conseguire pienamente il nuovo Green deal è certamente una sfida ambiziosa, ma non impossibile". Incassata l’elezione dei due presidenti, l’unica nota positiva per l’esecutivo rimane l’elezione di Antonella Sberna, insieme alla dem Pina Picierno, tra i 14 vicepresidenti del Parlamento europeo. Alla maggioranza vanno invece 7 dei 12 vicepresidenti italiani: 6 a Fratelli d’Italia e uno a Forza Italia. Quattro vanno al Pd, uno ai Verdi.