Lunedì 1 Luglio 2024
ELENA COMELLI
Politica

Nomine Ue, il rettore Dehousse: "L’asse franco-tedesco è in profonda crisi. Ma resta insostituibile"

Il numero uno della Johns Hopkins in Europa: i partiti sono troppo eterogenei "Una guida Spagna-Italia-Polonia? Piuttosto vanno rafforzate le istituzioni Ue"

Roma, 28 giugno 2024 – Tempi difficili per la seconda maggioranza Ursula, che si avvia a un voto complesso all’Europarlamento. Ma l’Unione ha una sorprendente capacità di "organizzarsi al meglio nelle situazioni più critiche", secondo Renaud Dehousse, rettore della Scuola di studi internazionali avanzati della Johns Hopkins University di Bologna. Quindi non bisogna essere troppo pessimisti.

Riuscirà a farsi eleggere una seconda volta?

"Una maggioranza c’è. Il risultato delle elezioni è duplice. Da un lato l’affermazione delle destre, che si inserisce in un processo storico: è la terza volta consecutiva che crescono. Ma dall’altro lato i pilastri della costruzione europea, cioè i partiti di centro, centrodestra e centrosinistra, mantengono la maggioranza. È naturale che vogliano unirsi per pilotare le attività dell’Ue".

Il belga Renaud Dehousse
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Non sarà una maggioranza troppo fragile?

"Non lo sappiamo ancora: c’è un accordo, vediamo se sarà confermato dal Parlamento, il che non è ovvio perché ci sono sempre i franchi tiratori. Basti ricordare che cinque anni fa l’attuale Commissione von der Leyen passò per soli 9 voti, fra l’altro con l’appoggio del M5s. Ora i dirigenti Ppe sarebbero contenti di trovare convergenze con partiti della destra, ad esempio con FdI. Da questo dipendono le aperture di Manfred Weber, che sta cercando voti all’esterno della maggioranza. E fa bene perché è facile perdere qualche voto qui e là per l’eterogeneità dei partiti".

Se passerà, la nuova Commissione riuscirà a funzionare?

"Non bisogna dimenticare che la logica dell’Ue non è mai stata del fronte contro fronte, in cui la maggioranza vota compatta per il governo e l’opposizione contro. Uno dei motivi è che i partiti europei sono molto divisi al loro interno. Fra un socialdemocratico tedesco e un deputato Pd ci possono essere notevoli differenze, come anche nel campo liberale, dove il presidente Emmanuel Macron è impegnato in una lotta frontale contro l’esprema destra mentre il Partito liberale olandese ha deciso di allearsi con la destra di Geert Wilders. Le maggioranze si formano di volta in volta. Anche l’accordo sui top jobs non è un accordo di coalizione basato su un programma, pertanto lascia la porta aperta a molte possibilità".

Ne risentiranno le riforme importanti, come il Green Deal?

"Il Green Deal era la priorità numero uno quando Ursula von der Leyen è diventata presidente della Commissione nel 2019. Ma ora i Verdi hanno incassato perdite notevoli e lei stessa ha sostenuto che va rivalutato tutto e bisogna spingere sul freno anziché sull’acceleratore".

Un altro punto critico è il tandem franco-tedesco, che ha sempre guidato l’Unione e oggi sembra inceppato...

"È da un bel po’ che non funziona il tandem. Sono lontani i tempi dell’amicizia Kohl-Mitterrand. Da allora la cifra di fondo è stata un’incomprensione reciproca, ma con compromessi importanti fra i due Paesi, che hanno saputo ritrovarsi in extremis per salvare l’Europa. Non è una crisi improvvisa. D’altra parte, a questo punto la scarsa sintonia fra Macron e Scholz è abbastanza irrilevante: Macron si è ‘suicidato’ politicamente andando a elezioni e anche il governo Scholz dopo la disfatta alle Europee rischia di non superare il confronto sul bilancio in autunno. Quindi è possibile che a guidare il tandem domani siano persone diverse. Se queste poi saranno capaci di mettersi d’accordo non lo so, ma dubito fortemente che ci siano alternative credibili".

Si parla anche di un’Europa a guida Spagna-Italia-Polonia.

"Mi sembra del tutto irrealistica. Si tratta di Paesi che hanno governi molto diversi fra di loro. Ma poi la costruzione europea è nata proprio per riconciliare Francia e Germania, antitetici su molti temi: se riuscivano a mettersi d’accordo fra di loro era probabile che la stragrande maggioranza degli altri si sarebbe ritrovata in quel compromesso. Questa è la base della leadership franco-tedesca. Non vedo nulla di simile fra gli altri Paesi Ue. Dunque l’alternativa non è trovare altri Paesi che sostituiscano Francia e Germania, ma dare spazio alle istituzioni, alla Commissione e al Consiglio europeo".