Roma, 26 settembre 2024 – Non è che l’inizio. La maggioranza incassa l’elezione in Parlamento dei quattro membri del consiglio di amministrazione della Rai, e si prepara al secondo tempo della partita. Rientra negli spogliatoi, soddisfatta per avere diviso il centrosinistra e decisa a portare a casa anche la presidenza per Simona Agnes, indicata ieri per quell’incarico dal Mef, che propone pure Giampaolo Rossi come amministratore delegato.
Oggi il Cdm ratifica la scelta, ma se per l’attuale direttore generale la strada è in discesa, la candidata fortemente sponsorizzata da Gianni Letta deve passare attraverso le forche caudine della commissione di Vigilanza: serve la maggioranza qualificata, il centrodestra da solo non ha i numeri per eleggerla. Forza Italia assicura che non mollerà mai su quel nome, anche se si rincorrono voci, forse infondate ma numerose, su una proposta di garanzia che la premier potrebbe avanzare. Il tempo, ne sono convinti gli azzurri, gioca a favore di Agnes: ci vorrà un po’, dicono, prima che l’arbitro fischi la fine.
Per quel che riguarda il centrosinistra, invece, una conclusione c’è già: esce da questo primo tempo malconcio. Più che un campo largo, è ridotto alle dimensioni di un campo di calcetto scalcinato. Elly Schlein è rimasta sola sull’Aventino con Renzi e Calenda e forse quasi sarebbe stato meglio se a occupare il noto colle capitolino si fosse trovata senza compagni.
L’hanno piantata in asso sul più bello sia Avs che M5s pur di incassare ciascuno il suo commissario: Alessandro Di Majo, eletto tre anni fa e confermato al Senato dai cinquestelle, e Roberto Natale, giornalista con una lunga esperienza in Rai e nel sindacato, indicato da Verdi e Sinistra alla Camera. Sono entrambi eletti con un pugno di voti, ma non importa. L’accordo con la destra era questo: ciascuno si vota il suo e si astiene sugli altri. A Montecitorio passa Federica Frangi, giornalista del Tg2, sponsorizzata da FdI. Mentre a Palazzo Madama viene eletto Antonio Marano, in quota Lega, grande conoscitore della Rai, già direttore di rete e vice direttore generale. Vanno ad aggiungersi a Davide Di Pietro, scelto dai dipendenti del servizio pubblico,
Alla fine della fiera, il Pd resta con le pive nel sacco. Elly non la prende bene: “Il patto era prima la riforma della governance Rai, poi le nomine. Noi non abbiamo cambiato posizione, altri sì”. Basta riguardare la foto di gruppo dopo la presentazione in Cassazione delle firme per il referendum sull’Autonomia per accorgersene: la leader dem e Giuseppe Conte stanno agli estremi opposti. Non si guardano né – prima dello scatto – si sono rivolti un cenno di saluto. Dopo aver trascorso l’estate a leccarsi le ferite della sconfitta alle Europee, il leader M5s ha ripreso la guerriglia e non perde occasione per distinguersi. Lo sgambetto sulla Rai non è un caso isolato: “Il cda di un servizio pubblico deve essere doverosamente presidiato dalle forze di opposizioni”, spiega. La scelta di non firmare il referendum sulla cittadinanza è significativa così come la clamorosa divisione in aula sull’Ucraina. Ora c’è la prova d’appello: il voto in commissione Vigilanza sulla presidente Rai. Serve la maggioranza dei due terzi, cioè 27 voti: il centrodestra ne ha 24. Con Mariastella Gelmini tornata a casa, tutto è appeso alla scelta di Conte.
Dal suo quartier generale assicurano che giammai lui dirà sì a Simona Agnes. Eppure, diffuso è il dubbio che l’ex premier mediti di riproporre qui la formula di Sahra Wagenknecht, che va a gonfie vele in Germania. Un partito di sinistra che su temi specifici è in grado di conquistare porzioni di elettorato di destra. Per questo, al Nazareno non sono affatto sicuri che “l’avvocato del popolo” resisterà alle sirene meloniane e negherà davvero il voto alla figlia di Biagio Agnes, storico dirigente Rai. Anche perché, finché non sarà presidente, a farne le funzioni sarà il consigliere anziano Antonio Marano, e la prospettiva di una presidenza Rai in mano al Carroccio di fatto non sorride a nessuno.